Le tradizioni nuziali della mosto meraviglioso paese mi sorprendono ogni volta. In questo tiepido mese di Giugno, a primavera ormai inoltrata, ovvero nella stagione più particolarmente propizia alle nozze, il tempo (e non solo quello atmosferico) ci regala una splendida cornice di ricordi e alberi in fiore.
In questo contesto di antiche memorie del passato e sospiri per il futuro trovano posto anche quei regali fatti alla sposa che non appaiono in alcuna lista e per i quali nessuno storce il naso nel riceverne una certa quantità.
Sto parlando dei biscotti della sposa di Oliena (Sardegna), splendidi dolcetti a forma di cuore (Corikeddos) magnificamente decorati dalle mani sapienti di cake designer ante litteram, perché la sugar art in Italia esiste da sempre, a maggior ragione quando si parla di matrimonio!
E dunque care spose, riprendetevi le tradizioni anche nelle feste nuziali “trapiantate” in luoghi diversi dalla nostra origine, perché anche in Lombardia, od ovunque voi siate, possiate assaporare e offrire ai vostri ospiti, quel gusto così speciale delle antiche memorie che è così bello tenere vive!
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2014/06/Copia-di-LD_1690-3.jpg10661600Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2014-06-30 10:56:002016-04-01 16:11:06Tradizioni di casa nostra
In alcune regioni, soprattutto nel sud dell’Italia, è uso che sia la madre dello sposo a porgere il braccio al figliolo per accompagnarlo all’altare nel suo giorno piú bello. In questo modo la scena che si para dinnanzi è di un ragazzone (di età variabile) “appeso” al braccio di mammà. Galateo del matrimonio e tradizioni a parte trovo sempre elegante e signorile una donna che procede sottobraccio all’uomo, mentre il “signorino” a braccetto con mamma proprio non mi convince. Voi che ne pensate?
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/08/blogger-image-728558502.jpg480379Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-08-06 15:53:002016-04-01 16:11:10Matrimonio a braccetto col bon ton
Da qualche anno a questa parte il famigerato lancio del bouquet sembra aver assunto connotazioni alquanto differenti dal passato.
1) Sarà perché l’età media delle sposine si è un po’ alzata e quindi le amiche in cerca di marito si riducono drasticamente di numero?
2) Sarà perché la “corsa al bouquet” è divenuta assai difficoltosa specie se tentata su tacchi di improbabile altezza.
3) Oppure perché (e non chiedetemene la ragione) ricevere il bouquet al giorno d’oggi sembra più una sottolineatura della “singletudine” anziché un simbolo di buona fortuna per un futuro matrimonio.
Vi dirò di più, alcune fanciulle da marito non ci pensano minimamente a mettersi in fila per afferrare il profumato mazzolino di fiori della sposa… perché pare che oggi (udite udite) porti pure sfortuna! Possibile?
Per la serie “non è vero ma ci credo” in tempi di crisi le persone si aggrappano a qualsiasi tipo di diceria, fantasia metropolitana, gossip da spiaggia.
Nella mia nuova rubrica “Angolo del bigodino”
potrei tranquillamente citare una serie di aneddoti realmente accaduti dove il gruppetto di amiche della sposa si è aperto tipo Mar Rosso facendo tristemente cadere a terra il delicato bouquet della sposa. Terribile, semplicemente.
Se proprio dovessi dare un suggerimento da Wedding Planner alle spose in odor di matrimonio consiglio dunque di capire prima se il gruppetto di girls ancora da maritare sia propenso al tuffo carpiato per l’acaparramento del bouquet o se non sia davvero più consigliabile regalare il mazzolino a qualcuno di molto caro, che possa apprezzarne il significato.
A presto per un’altra puntata e quest’anno ne ho da raccontare, fidatevi!
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/06/FINAL_bouquet-toss.png250400Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-06-25 09:11:002016-04-01 16:11:10ANGOLO DEL BIGODINO: Lancio del bouquet sì o no?
E’ il momento dei matrimoni invernali, ed allora perché non riprendere alcune delle antiche tradizioni provenienti dai paesi del Nord rivisitate ed ingentilite da quelle presenti anche nostro paese, come ad esempio la leggenda legata alla pianta di vischio. Questo arbusto era considerato fin dall’antichità di emanazione divina anche per le spiccatissime qualità curative. I druidi, sacerdoti delle antiche popolazioni celtiche particolarmente avvezzi a pratiche incantatorie, la ritenevano una pianta in grado di sconfiggere numerose malattie mediante il suo utilizzo derivato dalla preparazione di infusi per pozioni medicamentose. Il vischio è considerata la pianta sacra al Solstizio d’Inverno che, cadendo tra il 21 e il 22 dicembre, coincide con il giorno più corto dell’anno e con la notte più lunga, presagendo alla rinascita e alla fortificazione del “dio Sole” che dopo quella data avrebbe sempre più accresciuto la propria potenza. Si racconta che i druidi fossero soliti tagliare i rami di vischio, pianta parassita, priva di radici a terra, con una lama dorata per raccoglierli immediatamente in un panno di lino, senza che cadessero in terra, pena la perdita dei poteri magici. La tradizione cristiana ha poi suggerito altre storie di questa celebre pianta suggerendone una miriade di “novelle morali” più o meno lacrimevoli ma la cui sintesi non può che stare altro che nel riconoscere questa pianta foriera di buona fortuna, in ogni campo s’intende, scacciando “spiriti maligni” e pensieri negativi, ma soprattutto in amore, e quindi nel matrimonio, perché si sa: baciarsi sotto il vischio garantisce gioia, serenità ed eterno amore!Leggi l’articolo pubblicato su TGCom Oggi Sposi
Riporto alcuni stralci di un articolo di costume apparso su IL GIORNALE dal quale ravvisiamo alcuni interessanti rimandi ad antichi usi e tradizioni della nostra terra.
L’articolo è di Paola Perfetti. “…Era l’ottobre 1441: il signore di Milano, Filippo Maria Visconti, decise di dare in sposa sua figlia, l’allora sedicenne Bianca Maria, al comandante di ventura Francesco Sforza. Le nozze allestite, neanche a dirlo, furono fastose. Vennero celebrate a Cremona, la città data in dote alla giovane rampolla e qui, si dice, i mastri pasticceri inventarono una torta nuziale a base di mandorle, miele e bianco d’uovo, il cui nome e forma omaggiavano la famosa torre campanaria della città, il Torrazzo appunto. Nascevano così il torrone ed una tradizione divenuta imperdibile nell’autunno cremonese e, da quest’anno, anche lombardo…”
Sarò per questo che il dolce nuziale ora va di moda “a piani”?
Anche nel matrimonio antichi retaggi della tradizione riescono, facendosi beffe dei tempi moderni, a catapultarci con il corpo e la mente ad un passato di antiche saggezze popolari più o meno curiose. Scopriamo con Giorgia Fantin, la consulente di galateo e bon ton di Oggi Sposi, questo modo antico e affascinante delle tradizioni in fatto di nozze, svelandone i retroscena e le influenze che ancor oggi esercitano sulle moderne spose.Proprio una di queste, riprendendo una rima nota già nell’epoca vittoriana che recita “Something old, something new, something borrowed, something blue” vuole che la sposa indossi:qualcosa di vecchio: a simboleggiare il legame con la propria famiglia e con le esperienze del passato che ci si sta lasciando alle spalle (normalmente si tratta di un gioiello di famiglia o il velo da sposa dell’abito della madre).qualcosa di nuovo: come proiezione verso il futuro e come segno di fortuna per la nuova vita che si sta per intraprendere.qualcosa di prestato: di qualsiasi oggetto si tratti si vorrebbe prestato da una sposa felice allo scopo di augurare all’amica la medesima sorte.qualcosa di blu: che anticamente era segno di purezza e fedeltà ed era utilizzato come colore prediletto per l’abito da sposa.
I mille colori dell’abito da sposa
Quella dell’abito candido delle spose quale simbolo di purezza e semplicità è una tradizione relativamente recente, risale infatti a non prima dell’Ottocento, ma le spose di altre epoche vestivano in modo assai differente.
Nel Medio Evo e nel Rinascimento l’abito dedicato alle nozze era particolarmente ricco pieno di velluti, ricami, pietre preziose e maniche importanti. Per alcune donne costituì financo il pezzo forte del loro guardaroba.
Le spose di Costantinopoli, se erano di famiglia abbiente, indossavano vesti di seta rossa con ricami in oro e pietre scintillanti; all’opposto le spose longobarde vestivano una tunica nera impreziosita solo da piccole impunture realizzate dalle abili mani delle ricamatrici dell’epoca.
Le “pulcrae puellae” romane venivano avvolte in abiti legati ai colori del sole, sui toni del giallo e dell’arancio. Le donne cinesi vestivano invece di rosso così come fanno ancora oggi le spose indiane.
E il velo?
Fin dal Medioevo il velo veniva utilizzato al fine di proteggere la sposa da presunti malocchi e da una mala sorte sempre in agguato ma, in tempi di matrimoni combinati a tavolino dalle famiglie di origine, serviva in particolar modo a celare il volto della fanciulla agli occhi del futuro marito finché il rito nuziale non avesse avuto termine onde evitare che questi, intravista una donzella non propriamente “avvenente”, venisse meno ai propri impegni, mandando a monte le nozze e gli interessi legati ad esse.
Damigelle
Sempre legata al tema di spiriti e spiritelli non proprio benevoli ricade la tradizione delle damigelle d’onore o damigelle di cerimonia. Ricordiamo come nell’antico Egitto gli ospiti avessero la superstizione di credere che questi potessero accanirsi contro la sposa per disturbare il suo giorno più bello con sfortune ed oscuri presagi. Per evitare che i diavoletti combinassero guai si usava quindi vestire elegantemente un buon numero di fanciulle da attorniare alla sposa, adornandole di fiori ed accessori vistosi, in modo che potessero confondere gli spiriti nefasti e cacciare la mala sorte.
Piccolezze irrinunciabili…
La più classica delle tradizioni vuole che il futuro marito non debba in alcun modo vedere l’abito della sposa prima del giorno delle nozze. Dal canto suo la sposa dovrebbe evitare di specchiarsi con indosso l’abito prima del fatidico “sì lo voglio”.Se la cosa dovesse risultare irrealizzabile la fanciulla dovrà avere l’accortezza di privarsi temporaneamente di un dettaglio che faccia parte della propria mise (un guanto, una scarpa, un orecchino o similari) per poterlo indossare nuovamente una volta terminato l’utilizzo dello specchio.
Lo sposo, nel giorno delle proprie nozze, dovrà fare attenzione a non tornare sui propri passi. Quindi mai rientrare a casa o entrare ed uscire dalla chiesa senza per lo meno avere alle proprie spalle il “compare d’anello” che calpesti come un’ombra fedele la strada percorsa.
Sollevare tra le proprie braccia la sposa prima di varcare la soglia della magione coniugale metterà al riparo lo sposo da eventuali inciampi della fanciulla, che, com’è comprensibile, sarebbe senz’altro foriero di oscuri presagi.
Qualcuno ricorda che il letto della prima notte di nozze non dovrebbe mai essere preparato dalla sposa medesima ma, possibilmente, da fanciulle nubili e pure (!!) o dalla mamma di lei…
Esiste un detto secondo cui la sposa dovrebbe uscire di casa per recarsi alla cerimonia ponendo avanti la gamba sinistra come buon auspicio per le nozze.Infine se durante la cerimonia una delle fedi dovesse cadere (durante il mio matrimonio è capitato, cadendo nell’aspersorio per l’ilarità dei miei testimoni!!) sarà solo l’officiante a doverla raccogliere e nessun altro.
Qualche tradizione locale
In Sicilia quando due novelli sposi si appropinquano al letto per la loro prima notte di nozze debbono stare attenti a non far rotolare le scarpe sotto il letto per evitare la cattiva sorte.
In Puglia, secondo un’usanza assai arcaica i due innamorati usavano strapparsi un ciuffo di capelli e gettarlo al vento. Se uno dei due avesse voluto venir meno in qualche modo alla promessa, avrebbe dovuto ritrovare ogni singolo crine…(!!)
In Friuli i novelli sposi, non appena usciti dalla celebrazione del rito nuziale, pare debbano tagliare un tronco d’albero con la sega da boscaioli (doppia), a simboleggiare lo sforzo comune che dovranno affrontare in futuro ma anche come icona dei grandi risultati che potranno essere raggiunti apportando l’impegno di entrambi.
In alcune zone dell’Umbria, ma anche in Toscana ed in Abruzzo persiste la tradizione del serraglio che consiste nello sbarrare la strada agli sposi per mezzo di una corda mentre questi si avviano verso la Chiesa in corteo appiedato impedendo così al corteo di proseguire sino a quando la sposa non elargisca confetti e monete come un ideale pagamento del pedaggio.
E poi… la serenata alla finestra dell’amata e molto molto altro ancora. Ma questo è solo l’inizio…
E da voi? Quale bella tradizione esiste nel luogo in cui vivete? Scriveteci
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2010/09/marriage_traditional.jpg287400Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2010-09-14 07:13:002016-04-01 16:11:26Piccola guida semiseria a tradizioni e superstizioni legate al giorno delle nozze