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Il senso del cappello per le donne

Termina Orticola anche quest’anno, un evento, così come un luogo (fisico e dell’anima) molto caro ai milanesi e agli amanti del fiore in generale, quest’anno con qualcosa in più. Un ritorno al copricapo femminile, tra il serio e il faceto, arricchito d’ogni genere d’orpello floreale. 
Che non sia semplice indossare cappelli, quale che sia il loro genere o la foggia, cosa assai risaputa eppure sarà la voglia di rinnovamento, sarà la crisi imperante che suggerisce un tocco di bon ton in una melanconia diffusa… Insomma, complici i profumi e i colori di una seppur piovosa Primavera le signore di Orticola hanno rallegrato la folla esibendo con grande femminilità uno dei simboli della più deliziosa signorilità, ornato di boccioli e materiale vegetale a volte anche poco usuale.
Un cappello per celare il volto agli sguardi altrui, un cappello per contenere i pensieri nascosti della mente, un cappello per dare un tono a un abito semplice, affezionato al nostro cuore, ma anche per vestire di contegno una certa “povertà tricotica” conferendo quel tocco di mistero che ogni donna, in fondo al cuore, desidera.  Un cappello per ogni occasione insomma. Perché quando si inizia non si smette più!

Il diavolo veste ZARA

Indubbiamente, in questi tempi di crisi, il diavolo veste ZARA. Perché sebbene non siano certo sparite dalla circolazione quelle figure un po’ inquietanti che ci assillano costantemente, sia in ambito professionale (leggesi manager e capette ancora super rampanti) che in quello personale (niente contro mia suocera, per carità!) di fatto le moderne signore preferiscono di gran lunga farsi un vanto dell’abitino modaiolo acquistato a poco prezzo piuttosto che vedere librarsi neall’aere mezzo stipendio per un nonnulla  di marca blasonata. 
L’importante è saper scegliere e soprattutto mescolare bene con ciò che già si possiede, magari comperato ai tempi del boom economico. Mix & Match quindi, nella consapevolezza che il diavolo ha pur sempre il forcone, anche se nascosto nella pochette low cost!

Come accomodare 8 commensali a tavola?

Ricevere ospiti è, a mio modestissimo parere, sempre cosa assai piacevole, lo è ancor di più se la padrona di casa risulta sicura del proprio operato e affatto impacciata nel gestire anche le situazioni che sembrano più complicate, almeno al primo impatto. Rispondo ad una e-mail ricevuta da una gentile novella sposa che si dice in difficoltà nell’assegnazione di posti a tavola quando i commensali sono in otto.
In effetti questo è un numerino un po’ difficoltoso, lo ammetto. Seguendo le usuali regole del bon ton dovremo fare attenzione a mantenere l’alternanza uomo-donna e a separare le coppie (a volte è solo un bene!). Ma se, come nella maggior parte delle case moderne, anche voi vantate nella vostra magione un tavolo rettangolare, o quadrato e allungabile all’occasione, dovrete fare letteralmente i conti con questo traballante numeretto che a volte mette in crisi anche le casalinghe più o meno disperate.
La soluzione ci viene dal galateo di matrice francese dove i padroni di casa non sempre si accomodano ai capotavola ma sovente si siedono proprio al centro del lato lungo del tavolo. Da questo si deduce che non sempre colui che ospita deve necessariamente occupare la sedia a mo’ di trono, bensì suggerirne la presenza (quantunque questa sia più che chiara e conosciuta) in modo leggiadro.
E’ così che la padrona della casa, colei che di solito organizza e accoglie gli ospiti nelle occasioni conviviali si troverà a presiedere la tavolata dando le spalle alla porta che volge alla cucina, per poter sgattaiolare (poco per carità!) a controllare che il polletto non si riduca nel forno come un inquietante rito vodoo. 
In questo caso manterremo l’invitato di sesso maschile più importante alla sua destra ed il secondo ospite uomo in grado di importanza alla sua sinistra. Intervalleremo quindi s fianco di questi affabili (almeno così si spera) gentleman due gentili signore, così come prescrive il più ferreo bon ton.
La signora che si ritiene più degna di riguardo prenderà posto all’altro capotavola, proprio di rimpetto alla signora della casa. In questo modo il padrone di casa, che siederà in uno dei lati lunghi del tavolo, avrà tale signora correttamente alla propria destra.
Questo sistema lo preferisco alquanto, in caso di otto commensali, alla classica disposizione da “convium regale” superformale nel quale i due anfitrioni siedo tronfi l’uno di fronte all’altra perchè in al modo si eviterà che due ospiti dello stesso sesso siedano vicini e si incoraggerà la conversazione tra gli invitati in maniera più fluida.
Attenzione al buon affiatamento dei convitati, cosa assai più importante per la riuscita della serata rispetto ad una cena da gourmet. Ricordate infine di tenere ben lontani tra loro due brillanti oratori che potrebbero facilmente intavolare una conversazione a due escludendo, ahimè, il resto degli astanti.
Per il menu della serata vi rimando ad un prossimo post!

Guanti e bon ton

Domani andrò ad un matrimonio. Che novità direte voi… Ebbene questa volta sarò nel parterre degli ospiti anzichè nello staff organizzativo. Essendo un evento serale di particolare importanza, con cena elegante, avevo pensato di indossare un abito corredato di guanti
Ciò è bastato per solleticarmi nella mente una riflessione appena più approfondita sull’utilizzo di questo splendido accessorio che, come sappiamo, non è di uso esclusivo delle signore, ma ammicca anche ai gentleman più raffinati.
La storia dei guanti si perde addirittura in leggende mitologiche dove si racconta che Venere si fosse ferita le gentili manine finendo un rovo (cosa ci facesse vicino ad un rovo non ci è dato sapere) e che le Grazie, per far terminare il suo pianto dirotto, le avessero cucito bende sottilissime attorno a dita e palmi, tanto da farle aderire alla perfezione. Mito a parte la storia del guanto ha origini antichissime con alterni utilizzi: dai più pratici ai più prettamente estetici.
Ma il galateo dei nostri giorni cosa impone a dame e cavalieri che volessero sfoggiarne un paio? 
Dicasi innanzi tutto che, come suole sovente, alle signore è concessa senz’altro più libertà. Esse infatti posso indossare i guanti e tenerli anche in luoghi chiusi. Se questi sono considerati come un completamento dell’abito da sera esse potranno mantenerli anche nel salutare i padroni di casa e gli altri ospiti senza doversene privare, questo fino al momento di sedersi a tavola. 
Se invece si accenna al solo guanto da passeggio la signora potrà mantenerli indossati per salutare un uomo, ma sarebbe gentile rimuovere il destro nel salutare un’altra signora (anche se ai tempi della mia nonna le signore si salutavano amabilmente ponendo le mani “guantino contro guantino”).
Sul gesto profondamente sensuale dello sfilare del guanto potremmo poi scrivere lunghi trattati. Il consiglio è sempre quello di indossare questo accessorio più volte prima dell’utilizzo effettivo, in modo tale che il gesto avvenga il più naturalmente possibile.
Per gli uomini la questione è, come sempre, molto diversa. 
I signori devo necessariamente togliere i guanti nel momento stesso in cui rimuovono il soprabito o la giacca che portano all’esterno. Se, entrando in un luogo chiuso, sapranno di doversi fermare poco tempo, rimuoveranno in ogni caso almeno il guanto destro per reggerlo poi con la mano sinistra ancora vestita.
Ricordo ai signori uomini che nel caso volessero, con un tocco di bon ton, profondersi in un baciamano alla bella di turno, non potranno assolutamente farlo se la signora porgerà loro una mano guantata.

Ladies rules: must know – Ovvero ciò che una donna non può non sapere. Regola n.2

Mie care Signore, eccoci alla regoletta numero due…
Non so dirvi quante volte mi sia capitato, durante l’organizzazione di un matrimonio, il caratteristico momento del “salto del bottone“. Non si tratta di un ballo folcloristico ma di un attimo di panico vero! Aggredisce un po’ tutti: testimoni, sposo, ospiti di vario genere…
Una wedding planner degna di questo nome non può esimersi dal conoscere e praticare le basi fondamentali del piccolo cucito.
Tenersi sempre pronte con un piccolo “necessaire” per essere sollecite e solerti risolutrici di problemi, perchè un impercettibile, leggiadro svolazzo di filo divenga non accessorio o insignificante ma denso di emozione per un giorno così fondamentale!

Costumi e… le tre cose da non fare, di LINA SOTIS


Costumi da bagno per signora, signorine e signori. Se la signora è frolla, ignori il super sgambato e la tetta a balconcino sostenuto. Non consideri bikini decorati con anelloni di ferro e rifugga il tanga.

La signorina in tanga sappia che la beltà del suo didietro porterà commenti brevi e mai appuntamenti seri. Per cui, chi gira in tanga si assuma le sue mele responsabilità.

Per signori e giovinotti. Non c’è niente di meno elegante che il costumino a mutanda aderente che evidenzia il pacco. Se c’è, troverà il modo di evidenziarsi da solo.