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Diventare wedding planner?

Eccovi la mia personalissima ricetta.
Ingredienti:
  • una prima formazione (seria)
  • un buon tirocinio (obbligatorio per comprendere) 
  • l’imprescindibile gavetta (lunga)
  • l’acquisizione di serietà e professionalità (comprovate)
  • una buona dose di disponibilità (non sempre facile)
Si condisca il tutto con una buona dose di passione e con il proprio personalissimo tocco di bacchetta magica, perché il proprio sia uno stile sempre unico e riconoscibile.

Certo tutto questo non è facile ma… è uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo!

Galateo e shopping

Ospito oggi con grande piacere un piccolo stralcio tratto da una simpatica conversazione con Angela Bianchi, professionista determinata e pungente, consulente d’immagine per VirgoImage,e ve lo propongo come riflessione giornaliera ad una espressione di comune e ormai convenzionale sgradevole comportamento all’interno anche delle boutique più prestigiose.
Angela mi racconta il caso: “…Entro in un negozio e mi rivolgo alla commessa per vedere da vicino una borsa esposta in vetrina – Buongiorno! Mi potrebbe far vedere la borsa corallo in esposizione? La commessa: “Certamente! Vuoi la grande o la piccola?” Scusi?? Va bene che molti mi reputino più giovane, ma perché sempre più spesso il passaggio al tu è scontato? Siamo amiche? Siamo mai uscite a pranzo assieme? Ho tenuto a battesimo tuo figlio? NO! E allora! 
Quest’abitudine di dare del tu a tutti è una chiara trasposizione dall’ inglese con la sottile differenza che l’inglese non prevede l’uso della terza persona in una situazione formale mentre l’italiano si! E’ da sottolineare però che in inglese sono la costruzione e la scelta del verbo che rendono la frase più o meno formale. O è solo la volontà generalizzata di volersi sentire sempre giovani e quindi la paura che dando del Lei si “invecchi” l’altra persona? Mah…
Chiedo ufficialmente a tutte le assistenti alla vendita, al personale di front office ed in generale a tutte le persone che si rapportano direttamente con partner, clienti e fornitori di utilizzare il Lei per una forma di rispetto e per mantenere quel distacco che si conviene quando due persone non si conoscono a sufficienza. 
Scusi ci conosciamo? Mi verrebbe da rispondere così alle commesse che, seppur io mi rivolga a loro con il Lei, si sentano in diritto di darmi del tu. Non che io sia la nuova versione della Signorina Rottermeier ma il distacco che viene a mancare nel passaggio dal Lei al tu crea situazioni imbarazzanti e sdogana comportamenti di inappropriata confidenzialità.

L’altro giorno ero in una boutique di una nota località balneare e mi sono sentita trattata come una ragazzina a cui veniva spiegato con tono di stizza e con tanto di tu che quella cucitura che io reputavo un difetto in realtà non lo era “da qualche parte dovranno pur fare il nodo!”
Ovviamente non vado in giro con scritto in fronte che mestiere faccio ma anche senza difetto quella borsa l’avrei lasciata lì lo stesso.
Sono dell’idea che un cliente debba entrare in un negozio e sentirsi coccolato, servito ed accompagnato, se necessario, nelle scelte d’acquisto. Sarà poi il cliente a chiedere di farsi dare del tu (anche se personalmente non ne vedo la necessità) e non una libera interpretazione del personale di vendita. Purtroppo questa tendenza sta cominciando a diffondersi anche nelle boutique di alto profilo causando la perdita in prestigio e professionalità.” 

Ho sorriso nell’ascoltare le sentite rimostranze di Angela verso l’accaduto ma era pur sempre un riso amaro, velato da una punta di soffocata malinconia per quanto tutto ciò sia miseramente reale…