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Tradizioni di casa nostra

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Le tradizioni nuziali della mosto meraviglioso paese mi sorprendono ogni volta. In questo tiepido mese di Giugno, a primavera ormai inoltrata, ovvero nella stagione più particolarmente propizia alle nozze, il tempo (e non solo quello atmosferico) ci regala una splendida cornice di ricordi e alberi in fiore. 

In questo contesto di antiche memorie del passato e sospiri per il futuro trovano posto anche quei regali fatti alla sposa che non appaiono in alcuna lista e per i quali nessuno storce il naso nel riceverne una certa quantità. 

Sto parlando dei biscotti della sposa di Oliena (Sardegna), splendidi dolcetti a forma di cuore (Corikeddos)  magnificamente decorati dalle mani sapienti di cake designer ante litteram, perché la sugar art in Italia esiste da sempre, a maggior ragione quando si parla di matrimonio! 

E dunque care spose, riprendetevi le tradizioni anche nelle feste nuziali “trapiantate” in luoghi diversi dalla nostra origine, perché anche in Lombardia, od ovunque voi siate, possiate assaporare e offrire ai vostri ospiti, quel gusto così speciale delle antiche memorie che è così bello tenere vive!

Calligrafia: esempio di buona educazione.

Come riprendeva ieri dalle pagine del Corriere delle Sera l’illustre Fulvio Scaparro, docente di Psicopedagogia e Psicologia, nonchè mio esimio (ed indimenticato) professore ai tempi dell’Università, stiamo celebrando da tempo la perdita della calligrafia ovvero della “bella scrittura”.
Nulla ha a che fare con questa mesta considerazione il fatto che sempre più si utilizzino mezzi di comunicazione che poco sfruttino i graziosi svolazzi di una bella frase scritta in semplice italico.
Riflettiamo su quanto ci stupisca oggi il ricevere un messaggio non dico ben scritto, ma più semplicemente appena comprensibile, letto su un pezzo di carta effettivamente tangibile e non virtuale, meglio ancora se gradevole al tatto e preziosa nella tramatura.
Sembra quasi che questa pratica, ormai in via di decadimento, possa perfino riuscire ad elevare il fiero autore ad un più alto rango socioculturale mentre, se solo ci fermassimo a ripensare ai tempi delle nostre nonne, ci sovverrebbe come gli esercizi di calligrafia fossero di uso comune e come anche le istituzioni scolastiche ponessero grande attenzione all’argomento.
Quisquilie? Forse.
Non si pretende certo un messaggio al capoufficio scritto in carattere gotico o in Onciale, eppure concordo con il Professore che l’uso di una scrittura a mano chiara e comprensibile sia invece irrinunciabile segno di educazione, gentilezza e cura non solo verso il prossimo, ma in primo luogo verso noi stessi, per non lasciar cadere nell’oblio quelle “sudate carte” di antica memoria.