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Torno (quasi) subito

Mi aspetterete?

Luoghi magici dietro casa

Esistono luoghi fuori dal tempo dove sognare sembra più facile. Questo matrimonio renderá felici due persone molto carine insieme a TUTTI coloro che sono pazzi d’affetto per loro

Tradizioni di casa nostra

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Le tradizioni nuziali della mosto meraviglioso paese mi sorprendono ogni volta. In questo tiepido mese di Giugno, a primavera ormai inoltrata, ovvero nella stagione più particolarmente propizia alle nozze, il tempo (e non solo quello atmosferico) ci regala una splendida cornice di ricordi e alberi in fiore. 

In questo contesto di antiche memorie del passato e sospiri per il futuro trovano posto anche quei regali fatti alla sposa che non appaiono in alcuna lista e per i quali nessuno storce il naso nel riceverne una certa quantità. 

Sto parlando dei biscotti della sposa di Oliena (Sardegna), splendidi dolcetti a forma di cuore (Corikeddos)  magnificamente decorati dalle mani sapienti di cake designer ante litteram, perché la sugar art in Italia esiste da sempre, a maggior ragione quando si parla di matrimonio! 

E dunque care spose, riprendetevi le tradizioni anche nelle feste nuziali “trapiantate” in luoghi diversi dalla nostra origine, perché anche in Lombardia, od ovunque voi siate, possiate assaporare e offrire ai vostri ospiti, quel gusto così speciale delle antiche memorie che è così bello tenere vive!

D.S.W? – Sposi a Ferragosto caldo a più non posso

Domanda: Una mia
amica si sposa il 16 di agosto, non è illegale?


Risposta: Scegliere la
data del proprio matrimonio è sempre una fatica improba! Provate voi
a di far coincidere la disponibilità della location, quella del
celebrante (sacerdote o sindaco che sia), la partenza per il viaggio
di nozze nei giorni immediatamente successivi e possibilmente anche
un periodo dove Giove Pluvio si riposi dalle sue fatiche.
Certo è che organizzare
il matrimonio nel pieno delle vacanze estive, con il picco del caldo
di stagione e la quasi certezza del classico “bagno di sudore” è
certamente un po’ azzardato. Significa obbligare amici e parenti a
rimandare o posticipare le ferie con il rischio di veder decimato il
numero di ospiti, costringere i fornitori agli straordinari (sempre
che lo vogliano) e rischiare lo svenimento rapido dei fiori al primo
raggio mattutino. Insomma non certo una cosina di semplice gestione.
Se gli sposi sono irremovibili e la partecipazione annuncia una
cerimonia a picco del sole di mezzogiorno a metà Agosto allora la
soluzione più glamour di quest’anno è un ombrellino vintage,
provocando per altro l’invidia massima delle altre signore e,
ovviamente il potassio in borsetta!
Avete domande? Scrivete QUI

Accessori wedding: l’ombrellino parasole

Il mio accessorio preferito per quest’anno di grandi matrimoni? Senza dubbio l’ombrellino parasole
Non tanto per la sposa, sempre indaffarata a sbaciucchiare ospiti a destra e a sinistra…

…quanto per le gentili invitate che, sfoggiando un ombrellino elegante (preferibilmente vintage) conferiranno a se stesse a a tutta la scena un’allure di intramontabile eleganza

Photo credits: Cetty Carollo

Un’aura divertente e glamour!

Se poi avrete chi ve lo sorregge sarete le più ammirate delle festa. Irrinunciabile!

D.S.W? Dubbi sul wedding? Giorgia risponde

Da oggi il mercoledì
sarà dedicato a un piccolo spazio sul wedding, un angolo in cui
potrete rivolgermi tutte le vostre domande sul matrimonio.

Avete dubbi, curiosità,
non sapete come affrontare una situazione o uscire da un’empasse e
avete bisogno di un consiglio? Allora il mercoledì è il vostro
giorno!
Per le vostre domande
scrivetemi QUI

Domanda: Ho tante care
amiche ma non tutte possono farmi da testimone, come posso fare?

Risposta: Quello della
testimone di nozze è sicuramente un ruolo fondamentale ma non è
detto che sia l’unico di un certo rilievo. 
Rifletti sul carattere
delle tue più care amiche: ognuna di loro ha di certo un’attitudine,
un’inclinazione, un talento. Sfruttalo per falle sentire importanti!
Trova per ognuna un ruolo
che possa inorgoglirle e al tempo stesso renderle utili alla causa.
Una potrà portare le
fedi all’altare (o accompagnare il bambino che lo farà), un’altra
potrà leggere con enfasi in chiesa durante la cerimonia, o esibirsi
in un bel discorso al ricevimento, un’altra ancora potrà farti da
“apripista” e convincere tutti a lanciarsi in danze scatenate. 
Infine, ricorda che tutte
vorrebbero un angelo custode che possa sistemarti il velo durante la
cerimonia. Affida il compito all’amica più pignola… IN MIA ASSENZA, ovviamente!
 
Per le vostre domande: info@giorgiafantinborghi.com

Fenomenologia del tacco12 – Prima parte: l’effetto taumaturgico

Un paio di scarpe col
tacco, un bel tacco (il più
vicino possibile alle vette dei 12 cm),
è per una donna
un vero e proprio tocco di bacchetta magica.
Migliora istantaneamente l’aspetto fisico e di
conseguenza ritempra
lo spirito in men che non
si dica.
Kaytoure
Insomma, a dispetto di tutto ciò
che
pensa il genere maschile (mariti e fidanzati
nella fattispecie),
nonché il gruppetto di mamme e padri particolarmente votati al
risparmio più cruento, un paio di scarpe nuove è un vero
toccasana
!
Certo, camminare su certi
trampoli ha quantomeno del
miracoloso e sono davvero poche le donne
che riescono
a passare l’esame “calzatura vertiginosa” senza
che venga inferta alle propaggini inferiori del loro corpo
una certa
qual sofferenza. 
Eppure, pensiamoci: una scarpa col tacco non si nega
a nessuna! 
In fondo
l’incedere su certi rialzi ha un effetto taumaturgico anche sulle inclinazioni personali: regala almeno 
10 punti avventura
15 punti intraprendenza 
e
almeno 50 punti personalità
Due sono i soli problemi
che affliggono chi voglia cimentarsi in questo equilibrismo
prevalentemente
femminile.
Primo come scegliere le
scarpe con il tacco giusto;
Stella Friday
secondo: come imparare a
governarle.
Nel primo caso varrebbe
la pena
di conoscersi bene, ecco dunque il mio consiglio: fatevi una
pedicure
accuratissima, perfetta e femminile, dopo di che appoggiate
sul pavimento un
foglio di carta sufficientemente grande da
accogliere entrambe le vostre appendici con le
unghiette
graziosamente dipinte del vostro colore preferito (non si
fanno mai queste cose senza essere men che
impeccabili!), alzatevi in
piedi, accovacciatevi fino a raggiungere le vostre estremità e
tracciate con un
pennarello la sagoma che questi assumono sul foglio. Quelle linee vi
riflettono, siete voi!
The Indipendent
A domani per la seconda parte!

Chic sotto la pioggia? 5 trucchi per essere perfette

Lo sappiamo, la pioggia mette a dura prova i nervi e il guardaroba, ecco cinque semplici consigli per essere sempre impeccabili!
  1. E’ il momento di rivalutare
    l’OMBRELLO. Per tante accessorio fastidioso e in cima alla lista
    degli oggetti più dimenticati sulla faccia della terra ma
    ricordate: una donna con un bell’ombrello si fa sempre notare
    positivamente. Dovrà essere di buona fattura (non comprato
    all’angolo sotto casa per intenderci) ed in accordo con il vostro
    stile, possibilmente di un colore sgargiante anti-noia! So che è difficle ma tentate di non separarvene mai finchè
    siete fuori casa o rischiate che la vostra bella scelta faccia
    felcie qualcun altra.
  1. Una GONNA per amica. Sotto una
    pioggia a catinelle meglio scegliere la gonna anzichè i pantaloni:
    le calze si asciugano sette volte più velocemente di qualsaisi
    altro tessuto. Quando la praticità fa tendenza.
  1. La TRACOLLA non si molla. Esporre
    la vostra borsa preferita alle intemperie cittadine? Siete pazze???
    Evitare le borse a braccio ed optate per le più funzionali
    tracolle. E poi volete mettere la comodità di avere una mano libera
    per l’ombrello (vedi punto 1)?
    photo: ireneccloset
  1. Un po’ diva con il FOULARD. Per
    dare un tocco glamour ad una giornata di uggiosi piovaschi un
    foulard sulla testa è l’ideale, o una bella pashmina. Insomma un
    po’ Audrey Hepuburn e un po’ Mata Hari. Così anche sotto il diluvio
    sarete sempre super-chic.
    photo: Vogue

  1. Un classico dei classici,
    l’IMPERMEABILE. Ogni guardaroba che si rispetti deve annoverare il
    trench coat nei colori beige o tortora. Un passepartout per
    innumerevoli situazioni. Visto il meteo direi al momento
    indispensabile, non credete anche voi?
    photo: shefinds

Galateo in Francia come in Italia? Risponde Vanity Fair

Per chi di voi mastica un po’ di francese riporto quasi integralmente l’articolo di 
Le Concierge Masquè apparso su Vanity Fair nella sua versione d’oltralpe. Il giornalista mascherato è pungente quel tanto che basta per farvi divertire e riflettere al tempo stesso. Galateo demodè? Affatto direi… ecco come comportarsi ad una cena elegante (e uscire alla grande).
Comment se comporter à un dîner formel (et s’en sortir)?
Déjà, en évitant déjà d’arriver
en retard en brandissant un bouquet d’œillets –merci pour la
scoumoune, ou toute verdure provenant de chez Monceau Fleurs.
Ensuite, en abordant stratégiquement le contexte comme on le ferait
devant une partie de Subbuteo. Soit apprendre les règles pour gagner
des points et mettre dans le mille, ce qui revient à considérer ici
la chose comme un jeu plutôt qu’un enjeu. L’invitation a été
formulée sans tapage, mais fermement. Il s’agira d’un dîner
formel entre affaires et sympathies, organisé au domicile de la
force invitante et dont les autres convives, maximum huit, se
connaissent (presque) tous. Sauf un/e :
l’invité/e-pour-la-première-fois. Attention, terrain miné ! Dans
ce cas de figure, sa place sera celle d’honneur, à la droite du
maître de maison si c’est une femme, de la maîtresse de maison si
c’est un homme. Les mœurs étant ce qu’elles sont, il est fort
fréquent que cet ordonnancement de l’étiquette soit sauvagement
bouleversé mais il est peu de monde pour penser qu’il s’agit là
de prémices à une troisième mi-temps.
Une fois assis/e, l’histoire ne
consiste pas à savoir si l’on boit ou non l’eau des rince-doigts
(cliché !) ni quelle fourchette utiliser en premier (re-cliché !)
ou si l’on noue sa serviette autour du cou comme un mangeur de
spaghetti-boulettes sicilien, mais quels sujets de conversation
aborder. Sachant que l’on ne parle pas à table de religion, de
sexe, de politique, d’argent et de sa petite santé, le champ des
topiques se fait plus étroit que le choix du plat chaud à bord
d’une carlingue British Airways – chicken ou poulet ? Un conseil
: se laisser porter. En effet, il appartient à l’hôte de lancer
les sujets de conversation, de veiller à ce que tout le monde y
participe, quitte à solliciter le Riri, le Fifi ou la Loulou qui
piquent du nez dans leur aspic, et à ce que nul ne dérape. Ceci
dans l’idéal, car passé un certain cap, on finira par parler
d’argent en invoquant l’économie, puis de politique économique
et actualité oblige, de politique et de sexe, et puis de santé (la
prostate de l’un, les nerfs de l’autre) jusqu’à ce que tout le
monde s’écharpe joyeusement au dessus du boeuf Wellington.
Bataille rangée et bombe glacée au menu. Festen en maraude…
Mettre de l’huile sur le feu étant
une spécialité typiquement française, cela n’empêche pas de
savoir se tenir en ne parlant pas trop. Ni de soi, ni des autres.
Soit éviter le potin comme la peste. Sait-on jamais qui siège face
à soi. Insupportable quand on tient du lourd ou qu’on sort de chez
le coiffeur. Profil bas si le contexte est vraiment formel ;
plaisanter aimablement si l’ambiance est plus conviviale. Ne pas
raconter des histoires de Toto ou rire à ses propres réparties.
Mieux vaut passer pour un éteignoir qu’un rigolo à la Séraphin
Lampion ou pire, un bouffon bas de plafond. Ne pas abuser du “je”
tenu pour égocentré et s’amuser à poser des questions faussement
naïves pour attiser les braises avec humour quand quelqu’un a
proféré une énormité au niveau des convenances. Voire relancer la
polémique l’air de rien en requérant les lumières d’un tiers
qui semble franchement ne pas en être une. Moucher l’incontournable
suffisance qui rase son monde catapulte illico au top des
réputations. Pas donné à tout le monde, d’autant qu’il faudra
ensuite tenir au long cours ce rang et cette réputation, au risque
du burn-out final.
Sinon, ne jamais dire “bon appétit”.
Ultra-plouc et fondamentalement mal élevé. C’est comme ça. En
revanche, une seule fois, pas deux ni trois, une seule, complimenter
l’hôte pour sa cuisine. Même si c’est infect – et ça arrive
plus souvent qu’on ne le pense. Attendre la fin du plat principal
pour exprimer cette courtoisie de circonstance, très attendue par
l’hôte qui ne doit absolument pas dire “ça vous plaît ?”
quand personne réagit. Ne pas réclamer le sel non plus : niveau 2
sur l’échelle de l’insulte aux bonnes manières. Normalement, le
sel est posé devant soi sur la table. Anormalement, le dîner sera
hyposodé et cela fera du bien à tout le monde.
“On n’interpelle pas ceux qui sont
placés à l’opposé de la table en hélant “Hé-ho-là-bas,
vous avez déjà vu des films avec Julie Gayet ?” ”
Entre deux bouchées de ces formalités,
on converse avec ses voisins sans établir un temps de parole fixe à
chacun. Aucun sablier en vue. Ce dîner n’est pas un débat. On
commence obligatoirement par celui de droite. A plus forte raison si
c’est une femme. Puis celui de gauche, même si c’est une femme.
C’est confus mais c’est exprès. Cerné par des femmes ? La
priorité reste à droite. Cernée par des hommes ?
Pouf-pouf-pouf-ce-sera-toi-qui-parlera. Sans tourner le dos à
l’autre, bien entendu. A moins d’une carrure d’athlète ou d’un
décolletté vertigineux à faire admirer. Autre bévue impardonnable
: “damer” le voisin pour parler avec le sien en l’obligeant
soit à reculer sa chaise de deux mètres, soit à plonger dans son
assiette pour laisser le champ libre. Caricatural mais plus fréquent
qu’on ne croit.
Il arrive que pour des motifs
décoratifs déraisonnables –chandelier dément, composition
florale absurde, montagne de faux raisins, chien empaillé, il soit
impossible de voir qui est assis en face de soi. Et à fortiori
d’engager la moindre conversation à moins d’attaquer le centre
de table à la machette ou au taille-haie électrique. Si la voie est
libre, les gens d’en face seront enchantés d’échanger. Sauf si
la table est trop large : on ne va pas crier pour se faire entendre.
En revanche, on n’interpelle pas ceux qui sont placés à l’opposé
de la table en hélant : “Hé-ho-là-bas, vous avez déjà vu
des films avec Julie Gayet ?”, voire attirer leur attention en
les bombardant de boulettes de mie de pain, de cerises au sirop ou de
cuillers à moka. Les Marx Brothers ne sont jamais bien loin. Parler
encore et toujours, donc, mais seulement de voyages, de vacances, de
culture et de cuisine – unanimité garantie sauf pour les
macrobios. Il arrive que dans certains milieux, les hommes ne parlent
que de sports, chics évidemment, et les femmes, que de leurs enfants
et de leur visagiste. Potiche, le retour de la suite. A fuir, mais
trop tard, le piège s’est refermé. S’en sortir en filant à
l’anglaise en effaçant toute trace de son passage sur Terre ou en
déclarant ingénument : “Merci mille fois, c’était parfait,
tout était froid, sauf le champagne”. Le temps que ça monte aux
synapses, on aura gagné la frontière italienne pour s’en remettre
aux bons soins de Giorgia Fantin Borghi.
Auto-proclamée “guerrière des
bonnes manières”, cette Italienne très suivie sur les réseaux
sociaux officie notamment à l’hôtel Four Seasons de Milan où
elle enseigne les règles du bon ton aux sinistrés du protocole dans
le cadre de cours où elle mêle la cuisine et les arts de la table
et du recevoir. Prescriptrice absolue, Giorgia Fantin Borghi connaît
son galateo par coeur. Comprendre l’ensemble de règles des bonnes
manières reconnues dans la société et sujettes à lentes
évolutions sociétales. Ce qui pose un distinguo avec le bon ton,
considéré comme l’art de se comporter partout, un peu mieux qu’il
est nécessaire de le faire. Si l’on ne tient pas là un fascinant
sujet de conversation concernant TOUT le monde, avec plus-value
philosophique jusqu’au dessert et aux orangettes du café, autant
retourner chez les Pierrafeu et assommer Nadine de Rothschild et
Hermine de Clermont-Tonnerre au paléo-gourdin.