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Amor che a nullo amato…

…amar perdona. Diceva Dante.
Ma di recente sull’etimologia della parola “amore” ne ho sentite un gran numero.
Il mio vecchio professore di greco e latino temo avrebbe corrucciato assai le sopracciglia a sentirne qualcuna (brrrr… mi vengono ancora i brividi dopo più di due decenni, quasi tre!).
Tra le tante l’etimologia più amata, perchè assai più poetica e ricca di fascino è quella che vuole che la parola derivi dal latino “a-mors” (con alfa privativo greco), ovvero senza-morte. Temo però che così non sia. Almeno a dar retta alle riminiscenze del liceo!
Il verbo latino “amare” deriva dal verbo arcaico “camare“, con la radice indoeuropea “kam” che significava desiderare e da qui derivò “kam-ami” cioè “amo”.
La parola “amore” insomma non deriva da una radice differente, non è composta: la sua radice significa se stessa. 
Perché in fondo l’AMORE non ha bisogno di spiegazioni. E’ amore, punto.
P.S. Grazie Professore!

Buoni maestri, cattivi maestri

Come ha giustamente evidenziato un grande Maestro quando parliamo di “educazione” dovremmo utilizzare questo termine con la sola accezione che gli è propria dal punto di vista etimologico e derivante dal verbo latino “EDUCARE” composto dalla particella ex (da, di, fuori) e ducere (condurre, trarre).
La spiegazione etimologicamente accettata infatti è che questo verbo indichi:”l’aiutare con opportuna disciplina a metter in atto, a svolgerele buone inclinazioni dell’animo e le potenze delle mente, e a combattere le inclinazioni non buone: lo è condur fuori l’uomo dai difetti originali della rozza natura, instillando abiti di moralità e di buona creanza. Altrimenti: allevare, istruire.”
Dal punto di vista prettamente filosofico però la questione pone dei dubbi. Il vocabolo sembra perdere il suo elemento formale per acquistarne uno concettualmente molto più neutro: ossia che il termine “educazione” possa anche predisporre l’uomo ad un comportamento non propriamente corretto, almeno secondo i canoni comuni.
In considerazione di questo possiamo pensare che da un individuo possa venire estrapolata non solo la parte migliore, ma anche quella peggiore che fa leva sulla malvagità, sulla perfidia e sulla scelleratezza, perchè purtroppo tutto ciò è una realtà. Quanto bene conosciamo alcuni esempi di cattivi maestri che purtroppo formano altrettanto terribili discepoli!
Di questo molto hanno dissertato filosofi e poeti e, volgendo lo sguardo e la memoria ad un lontano trascorso liceale, mi sovviene come, sofisticamente parlando, si possa certamente argomentare su entrambi i sensi della parola stessa. Personalmente ne cercherei una certa contestualizzazione moderna.