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Taxi e bon ton

Ognuno nel proprio lavoro, così come nella vita, si comporta con gli altri un po’ come crede. Esiste chi, da vero perfezionista, è attento ai più minuscoli dettagli e chi invece preferisce godersi una certa “libertà creativa” con allegata licenza poetica.
Possibile sollevare la medesima questione quando capita di farsi accompagnare in taxi in luoghi più o meno reconditi della città, sia questa Milano, Roma, Palermo o qualsiasi altra.
Diciamoci la verità chi non preferirebbe montare su di una macchina, anche piccina, purchè pulita e ben tenuta, accolti da un conducente che saluta cortese al nostro arrivo, apre (di sua spontanea voltontà) il bagagliaio aiutandoci con galanteria ad appoggiare sacche e valigie all’interno e, con un sorriso pieno di vitalità, ci domanda quale percorso preferiremmo per giungere a destinazione in considerazione dell’orario e del traffico cittadino? 
Di contro c’è chi sicuramente apprezza la riservatezza e la quiete di un viaggio silenzioso, assolutamente privo di chiacchiere, per immergersi nella concentrazione dei propri pensieri.
Certo una minima cortesia sarebbe il requisito fondamentale per chi decidesse di dedicare la sua vita professionale a questo genere di servizio pubblico: senza concioni politici improvvisati nei 12 euro di trasbordo, senza grida esaltate alla chiamata del familiare (che a volte viene accolta senza auricolare ma con frasette deliziose del tipo “sì, scarico questa e poi arrivo”), senza sbuffi degni di un uragano del Sud America una volta preso coscienza del fatto che si debba accompagnare un anziano gracile e claudicante a pochi metri di distanza.
La triste realtà è che l’utente non può scegliere. 
Non si può rifiutare un’automobile perchè malandata o maleodorante, non è permesso fare appunti sul ritardo nell’arrivo del taxi previsto in 3 minuti e giunto in 5 (con altrettanto esborso maggiorato), non pare lecito chiedere al conducente di attendere trenta secondi per permetterci di infilare la chiave nel portoncino di casa senza rischiare aggressioni alle spalle.
Non che i clienti si dimostrino assai più cortesi a volte, ammettiamolo, ma se bon ton significa andare un po ‘al di là della semplice buona educazione meglio ricordare e ricordarci che mettere il prossimo a proprio agio, in qualsiasi situazione, è forse una delle regole principali del vivere tutti in armonia.
Viviamo una vita bon ton!

Bon ton sugli sci

Una corretta modalità di comportamento è da evidenziarsi, in tempi di settimane bianche, anche per quel che concerne svariate abitudini più o meno cortesi di relazionarsi con il prossimo sulle piste da sci.
Non a caso ritroviamo ben evidenziati, in innumerevoli località italiane e d’oltralpe, una serie di comportamenti che ci rimandano al più comune e basilare vivere civile sulle tanto agognate piste innevate, di qualsiasi colore esse siano.
Innanzi tutto sarà bene moderare la velocità, specie in presenza di bambini o principianti che a stento si reggono su di un improbabile spazzaneve. Ricordiamo che non tutti sono provetti sciatori e che è senz’altro possibile che capiti qualche piccolo incidente di percorso facendo rotolare a valle per qualche metro noi stessi e chi altri ne sia coinvolto. In questi casi: scuse, aiuti e sorrisi sono d’obbligo e non solo se siamo stati la causa della rovinosa caduta, ma anche per semplice cortesia verso il prossimo che potrebbe non essere stato in grado di controllare il proprio moto discendente.
Quando ci troviamo in coda per gli impianti sarebbe gentile evitare di calpestare gli sci o le tavole da snowboard di chi ci precede ma ricordiamo altresì di non bloccare costantemente la fila per cercare di sedere in seggiovia con l’amico del cuore o la fidanzata di turno.
Particolare menzione meritano poi i piccoli sciatori che, in prossimità degli impianti, vengono sovente “piazzati” ai discesisti solitari i quali, preso possesso del pargolo, ne saranno responsabili sino alla discesa dalla seggiovia. Questa pratica comunemente utilizzata dagli insegnanti dei ragazzini per trasferire i pupetti in alta quota causa non pochi problemi a chi non è particolarmente avvezzo all’imprevedibilità dei giovani fanciulli. Ergo: se avvistate mamme con prole al seguito meglio far passare la famigliola e ritirarsi in buon ordine, se invece avete “vinto” il pupetto della scuola sci rassegnatevi ed aiutatelo per quanto possibile. Un rifiuto è scortese e certamente mal visto da grandi e piccini…
In conclusione non resta che ricordare di essere in vacanza e perdonare con garbo e leggerezza anche le eventuali indelicatezze altrui intonando le note del celeberrimo motivetto “…si va sulla montagna ove il sole il volto ci abbronzerà…”.
Buon 2011 a tutti!

Ti telefono o no?

Un’odierna telefonata, iniziata e terminata in maniera alquanto brusca, mi ha fatto sovvenire come il bon ton telefonico sia divenuto, anche in tempi di imperanti comunicazioni in velocità, cosa assai rilevante. Ricordiamo qualche semplice regoletta per mantenere un certo contegno anche in presenza di interlocutori piuttosto “tranchant”.

Identificarsi innanzi tutto
Quando si telefona è buona norma salutare il nostro interlocutore con tono gentile e snocciolare immediatamente le proprie generalità proseguendo, sempre con cortesia, nel chiedere della persona con la quale si desideri parlare.
“Buon giorno, sono Carla Rossi, potrei gentilmente parlare con Maria Bianchi?”
Chiedere è lecito, rispondere (con) cortesia
Se chi sta chiamando non dovesse presentarsi in maniera spontanea chi risponde avrà il diritto di chiedere informazioni circa l’interlocutore con il quale si sta conversando mantenendo possibilmente un certo aplomb anche ne caso sorgesse una qualche immediata irritazione.
Glielo passo, anzi no…
Nel caso si debba, o si voglia, fungere da “filtro” alle telefonate sarà opportuno utilizzare frasi di risposta generiche ma debitamente ricercate che non diano all’interlocutore l’impressione che la persona richiesta voglia negarsi espressamente. “Buon giorno Signora Rossi, non so se la Signora Bianchi si trovi in ufficio al momento, mi faccia controllare per favore…”
Sbagliare è umano
Se per errore si dovesse aver digitato il numero sbagliato non sarà certamente molto cortese riattaccare immeditatamente il telefono senza una sola parola ma ci si scuserà con gentilezza con chi ha risposto ammettendo l’errore. Dal canto suo il legittimo proprietario del numero errato dovrà a sua volta comunicare con cortesia che si è commesso un errore magari richiedendo all’interlocutore un possibile controllo incrociato del numero appena composto. Le scuse profuse vanno comunque sempre accettate.
L’ora giusta
Se si parla di telefonate private è opportuno ricordare che la vecchia usanza di rispettare alcune fasce orarie non è mai caduta in disuso. Evitare quindi orari antelucani e squilli a tarda sera. Se dovesse trattarsi di famiglia con bambini ricordare che il momento del pasto e del bagnetto è una situazione di particolare stress attentivo per mamma e piccolo… Quindi meglio sorvolare.
Voci e suonerie
Sempre, sempre, sempre, sempre basse! Entrambe.
SMS e dintorni…
Evitare di scrivere SMS utilizzando un tipo di fraseologia “contratta” assai moderna ma alquanto cafona. Meglio ridurre al minimo i concetti e le parole ma utilizzandole per intero. Da evitare al massimo grado i messaggini “generalisti” inviati all’intero indirizzario. Hanno più spesso un effetto sgradito anzichè ben accetto.

ed infine… telefono si, telefono no:

  • sempre staccato o con suoneria totalmente silenziosa in: cinema, teatri, mostre, ristoranti, conferenze e luoghi di culto
  • alla guida va utilizzato solo con appositi dispositivi quali auricolari e vivavoce che oltre a far evitare una multa salata riescono a distrarre meno il conducente della vettura
  • se il telefono squilla mentre si è in presenza di altre persone ci si scusa e si riduce il tempo di conversazione a pochi attimi per informare il proprio interlocutore che siamo impossibilitati a parlare e che si richiamerà in seguito
  • Se in presenza di ospiti si dovesse avere la necessità di telefonare si chiederà il permesso ai presenti allontanandosi temporaneamente per il tempo della conversazione.

Coltiviamo un po’ di “etichetta telefonica” perchè non sia più considerata un lusso, ma una consuetudine.