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UN CAFFÈ "CORRETTO"? CI VUOLE BON TON ANCHE AL BAR!

 

 

Che sia sinonimo di pausetta lavorativa, breve incontro amichevole o intermezzo inganna-attesa, diciamocelo, un caffè al bar lo si prende sempre volentieri. Ma anche all’interno di locali e baretti cittadini sarebbe opportuno osservare alcune semplici regolette di bon ton.

 

1) IO BARISTA, TU JANE

 

 

Partiamo dalle basi: salutare!
Sembra sciocco? Beh non lo è affatto. Da un recente studio è emerso che meno della metà delle persone che si recano al bar saluta il personale di servizio. Eppure un bel “buongiorno, mi fa un caffè per favore?” dà certamente molte più opportunità di essere serviti presto e bene piuttosto che arrivare al bancone sparati come fusi, ingrugniti con il mondo, o peggio, sbraitando al cellulare. Sappiate che appoggiare contemporaneamente sul bancone chiavi, portafogli, telefono, giornali, agenda, fazzolettini e biglietti dell’autobus creando un tappetino di oggetti personali non è esattamente uno dei comportamenti più simpatici dell’universo, in particolar modo se avete accanto una fitta sequela di co-avventori. Così come rasentare l’incidente diplomatico sfiorando il vicino con un  bel gancio nel tentativo maldestro di impossessarsi dello zucchero di canna poco lontano solo per evitare di chiedere gentilmente aiuto al vicino di bancone (il quale, dal canto suo, dovrebbe aiutare con un sorriso graziosamente stampato sul viso… Sempre sorridere, anche al bar si fanno incontri ganzissimi ricordatevelo !).
Infine ringraziare e salutare al termine della consumazione é cosa sempre gradita dal personale che, specie se trattasi di luogo da voi ampiamente frequentato, sarà cortese e gioviale, pronto ad accogliervi la volta successiva riconoscendovi tra i numerosi volti dei frequentatori abituali e non.

 

2) ORDINAZIONI ED ESAGERAZIONI 

 

 

Attenzione, “un cappuccino chiaro in tazza bollente con latte di soia, poca schiuma e una spruzzata di cacao in tazza grande” per voi sarà il massimo della semplicità, e senza dubbio è lecito ordinare quel che ci pare ma, specie se vi trovate in locali particolarmente affollati, potrebbe capitare che il barista fallisca uno degli ingredienti. Non spazientitevi, non agitatevi, mantenete un certo contegno. Se non siete soli e soprattutto siete nel bel mezzo di una folla avida di ristoro, sconsiglio grandemente di rimandare al mittente l’ordinazione imperfetta. Non solo rischiereste di passare per “i soliti rompini” (ecchisseneimporta) ma non è affatto detto che, in momenti di grande affollamento, la seconda versione sia migliore della prima. Dunque siate tolleranti: la tolleranza verso gli errori altrui è il primo segno di buone maniere.

 

3) UNA SOSTA NON UNA SIESTA

 

 

Avete presente quei locali tipo rinomate pasticcerie o bar della città super richiesti dove sembra di doversi accaparrare un numerino per poter fare la propria ordinazione? Ecco è proprio in luogo così che non si può e non si deve piantare le tende davanti al bancone. Se pensate di trattenervi oltre il tempo massimo per poter sorbire il vostro confort-drink (diamo i numeri e diciamo: 5 minuti per un caffè; 7 per un cappuccino; 8 per un latte macchiato?) meglio dirottare su un’ordinazione al tavolo pena un gran numero di improperi inviati al vostro indirizzo da parte del resto degli avventori assetati. Pensate che la volta dopo potrebbe toccare a voi aspettare! Se invece il bar è deserto trastullatevi senza indugio.
4) UN CAFFÈ “COME SI BEVE”

 

Esiste un modo corretto di bere il caffè? Ebbene sí! Innanzi tutto quando lo si edulcora in qualsiasi maniera vietatissimo girare il cucchiaino all’interno della tazzina a mo’ di frullatore impazzito. Si mescola invece lentamente andando dal basso verso l’alto evitando di far tintinnare il cucchiaino come i campanellini delle renne di Babbo Natale, si poggia poi il cucchiaino sul piccolo piatto SENZA ciucciarselo come un chupa-chupa e si assapora il caffè evitando di far continuamente dondolare e roteare la tazzina. Sappiate che più volte mi é capitato di veder partire lo schizzo!
Ça va sans dire: assolutamente niente risucchio e niente rumoracci ma anche niente soffi simil-tornado per raffreddare la bevanda! Michail Aleksandrovič Bakunin diceva che il caffè, per esser buono, deve essere nero come la notte, dolce come l’amore e caldo come l’inferno.

 

Quindi felpatevi la lingua e.. buon caffè!

Al museo con i bambini: strategie e bon ton salva-mamma

Visitare un museo o una galleria d’arte con i bambini non è sempre facile, la noia (con relativo piagnisteo a volume stratosferico) é sempre in agguato. Non solo, se non adeguatamente trattenute, le manine dei pargoletti rischiano a volte di appoggiarsi in luoghi off limits facendo scattare allarmi di ogni tipo con conseguenti terrificanti sguardi di rimprovero da parte di guardiani e astanti, insomma un vero stress!

Eppure è davvero un peccato rinunciare alla vista di opere interessanti, e questo sia per i genitori che per i figli. In realtà qualche strategia esiste a patto che siate disposti a metterci una certa dose di pazienza e un minimo d’impegno.

Fidatevi, l’esperienza museale vissuta con i nanetti vi arricchirá entrambi, ecco i miei consigli:

Avvicinamento
Prima ancora della visita l’importanza dell’attesa è fondamentale. Nella fase di avvicinamento al luogo della mostra suggerisco di creare un clima da “sabato del villaggio” che solletichi l’aspettativa, stimolando la curiosità. Questo si può ottenere con un pizzico di preparazione da parte vostra su ciò che si sta per andare a vedere, non solo in merito alle singole opere (almeno una che potrebbe interessare al piccolo perchè particolarmente strana/colorata/tridimensionale/interattiva/luminosa ci sarà pure!) ma anche prendendo in considerazione l’edificio stesso dove sono racchiuse le opere stesse. I lunghi corridoi, le colonne di marmo o al contrario la struttura iper-moderna potrebbero diventare a seconda dell’occasione: il castello delle principesse, la casa incantata, l’X-wing, il laboratorio di Doofenshmirtz. Basta attivare la vostra vena creativa!
NO alla storia, SI’ alle storie
Vi prego evitate le spiegazioni erudite! Al bimbo, dai 4 ai 10 anni, non interessa un fico secco di conoscere i dettagli storicizzati di ogni singolo capolavoro. Ben di più invece lo potrebbe appassionare la ricerca di quella o quell’altra opera particolarmente riconoscibile all’interno del museo (a mo’ di caccia al tesoro) o la conta del numero di animali presenti nei dipinti o ancora la narrazione più o meno favolistica di una storiella che includa alcune delle figure presenti nei dipinti e nelle sculture. Successivamente, a casa, potrete intrattenere il pupo facendogli disegnare il resoconto del giretto fatto insieme (e rilassarvi un po’ anche voi!).
Regole e bon ton
Purtroppo non sono molti i posti dove i bambini più piccoli possano essere lasciati liberi di scorrazzare per le varie sale o di toccare gli oggetti esposti.
Date loro delle regole ben precise ma che siano poche, chiare e con un taglio positivo tipo: “Purtroppo non si possono toccare le opere ma se vuoi puoi avvicinarti e sederti davanti per osservarle bene, puoi mettere i piedini vicino vicino al quadro senza oltrepassare la riga bianca”. E ancora: “Ti lascio camminare senza manina perchè sei grande ma prima di passare all’altra sala mi aspetti sulla porta che entriamo insieme”.
Se siete in due ad occuparvi della prole fatevi il turno per poter ammirare in santa pace le opere che vi interessano senza perdere di vista i nanerottoli ma attenzione, non gridare mai all’interno di una sala esposizioni, rischiereste un effetto eco assai deleterio.
Velocità
Non è consigliabile stare all’interno di un museo per più di un’ora con i bambini, specie se particolarmente piccoli, quindi rassegnatevi ad una visita-razzo. Se possibile fate brevi pause facendo sedere i pargoli sugli appositi divanetti spesso presenti nelle salette e attirate la loro attenzione sfruttando eventuali passaggi all’esterno come giardinetti, fontane o verande. Saranno un diversivo perfetto!
Ad ogni modo cercate di proseguire di gran carriera evitando di stazionare troppo a lungo in uno stesso luogo.

A visita conclusa, un bel gelato per tutti!
Leggi questi articolo anche su Paper Project: http://paperproject.it/rubriche/bon-ton/al-museo-con-i-bambini-strategie-e-bon-ton-salvamamma/

DETTO FATTO – Flashback. Per la serie il puntino sulla “i” dalla puntata di ieri

Ieri a DETTO FATTO ho portato Alessia a provare degli abiti da sposa meravigliosi.
Il mio consiglio
meglio tenere le spalle coperte durante la cerimonia. 
Il velo? Non copre a sufficienza!
DETTO FATTO
dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 15.30
Rai 2
www.dettofatto.rai.it
Twitter: @DettoFattoRai2

Piccoli consigli per un San Valentino divertente… con un tocco di bon ton

Non ci sono vie di mezzo per la festa di San Valentino o la si ama o la si detesta decisamente. 

Per la festa degli innamorati niente è più apprezzato di una bella cenetta a casa organizzata con grande cura. In fondo pensateci, le occasioni più importanti, quelle più intime, vengono proprio predisposte all’interno delle pareti casalinghe. Certo questo richiede un po’ di impegno e di tempo a disposizione, ma il risultato rischia di essere di gran lunga migliore di qualsiasi serata trascorsa in un ristorante certamente affollato per l’occasione. I punti fondamentali a cui fare attenzione sono tre:
Sorpresa: per creare la complicità giusta potrete allestire un tavolo piccolo e speciale, magari in un luogo diverso da dove mangiate usualmente, in modo che sia un’esperienza nuova e diversa per entrambi. Ad esempio se siete soliti cenare in cucina preparate un tavolino in soggiorno (anche quello da campeggio vestito da una bella tovaglia andrà benissimo) oppure scegliete un’atmosfera più esotica e organizzate la vostra cena sul tavolo basso del tinello, utilizzando comodi cuscini come sedute.
Preparate poi un menu a tema, qualcosa di non esageratamente complicato o spiccatamente afrodisiaco (i riferimenti marcati in certe occasioni sono di dubbio gusto) cucinate piuttosto un piatto che vi ricordi un momento felice, un viaggio che vi piacerebbe fare insieme o elaborate semplicemente una pietanza da condividere come ad esempio una saporitissima fondue chinoise, semplice da preparare e molto scenografica. Per finire lasciatevi la gradevolezza di un frutto da mangiucchiare lascivamente con le mani (uva, licis ecc).
Luci: Una volta fatta la vostra scelta apparecchiate in maniera impeccabilmente romantica, utilizzando accostamenti di colore legati ai toni caldi e brillanti e curando in particolare l’illuminazione. L’atmosfera intima creata dalle luci soffuse, ma soprattutto dalle candele, favorirà la complicità e la confidenza. Se sul tavolo la fiamma vi distrae dallo sguardo del vostro partner posizionate le candele in angoli più distanti della stanza ma pur sempre all’interno del vostro campo visivo.
Suoni: La colonna sonora in certi frangenti è di fondamentale importanza: niente musica troppo movimentata o a volume eccessivo, attenzione però anche alle compilation eccessivamente “fiacche” che potrebbero appiattire o spegnere totalmente la serata. Il top è un crescendo musicale con qualche pezzo un po’ sensuale, soprattutto sul finire della sera. Preparate la vostra play-list con buon anticipo, potrebbe anche essere uno splendido regalo per il vostro partner.

Che siano tempi di crisi o meno ricordate che una frase d’amore è il regalo più romantico che si possa mai ricevere, perciò ingegnatevi e scrivete un vostro personalissimo pensiero (davvero vostro e non scopiazzato da siti di aforismi o dai social network) proponendolo al partner in modo inusuale. Un dono, qualsiasi esso sia, risulta tanto più gradito quanto è inaspettato perciò, che abbiate in mente di regalare anche solo un piccolo fiore o abbiate optato per un oggettino, evitate di presentarlo in situazioni banali o senza l’accompagnamento di un dolce sussurro ancor meglio se scritto di vostro pugno su un bigliettino garbato. Ricordate che a san Valentino difficilmente si resiste ad un biglietto di vera carta. Le frasi, anche le più romantiche, scritte via mail hanno tutt’altro sapore!

Se siete a cena insieme aspettate che la serata abbia preso piede, che il vino e il buon cibo vi abbiano reso rilassati e spiritosi per poi trovare l’attimo in cui il vostro partner stia pensando a tutt’altro… et voilà, fate giungere la vostra sorpresa. Basterà avvolgere l’oggetto in un pacchetto creativo, realizzato anche con materiali di recupero come ad esempio un sacchetto del pane ben decorato o una rivista arrotolata su se stessa. La sorpresa sarà assicurata! 
Se poi avete scelto un gioiello consegnatelo con stile e con l’aggiunta di un tocco della vostra personalità. Aiutate voi stessi la vostra lei ad indossare il monile. Un gesto morbido che ha però in sé tutta l’irresistibile sensualità di un tocco provocante.
In occasioni tenere vorremmo certamente che emergessero i lati migliori di noi stessi. Desidereremmo essere garbati ma brillanti, chic ma passionali, sensibili ma non troppo sentimentali. 

Ecco tre piccoli consigli per lei e per lui.

Per lei:
1) Evitate le mise troppo provocanti e i tacchi eccessivamente alti se non siete abituate, cadere dal tacco 12 e passare la serata al pronto soccorso è il modo migliore per rovinare una cenetta romantica. Abbandonate anche l’idea di togliervi le scarpe a cena confidando che tanto sotto il tavolo lui non vi vedrà. Un minimo di stile e amor proprio innanzi tutto!
2) Dimenticatevi qualsiasi tipo di discorso troppo melenso o comunque eccessivamente problematico. Certe occasioni sono fatte per rilassarsi, per una sera pensate a ciò che interessa al partner.
3) Non imbronciatevi se non ricevete il regalo che speravate, gustatevi invece il momento, sarà già un successo aver ricevuto più attenzioni del solito.

Per lui:
1) Siate attenti e galanti ma non forzatevi in atteggiamenti eccessivamente romantici se non fa parte della vostra personalità. Fare promesse da marinaio è assolutamente controproducente.
2) Non presentatevi con regali “boomerang” tipo due biglietti per la finale di Champions League o una coppia di sigari cubani da “gustare insieme”, il ringhio di rabbia da parte della vostra signora sarebbe più che meritato.
3) Non sognatevi neanche lontanamente di fare allusioni a storie passate, le “ex” sono assolutamente innominabili in certe situazioni.
Ultimissimo consiglio, i sentimentali a corto di denari ma dotati di buone capacità vocali e di buona volontà: pensate ad intonare una sana vecchia serenata sotto la finestra di lei. 
Sono piccole cose dal gusto retrò ma di ancora romanticamente in gran moda.

Primo appuntamento – Tre consigli per lui

Mille amici in grandi ambasce… Si è persa la facilità nei rapporti con il gentil sesso? Forse no ma, cari signori uomini, tre sono i punti da tener assolutamente presenti:

1) Piano d’azione
La serata va assolutamente programmata. Scegliete voi iun luogo per la cena adatto al vostro stile e alle vostre tasche. Sapere come muoversi conferisce una certa sicurezza… molto sexy!
2) Un po’ di galanteria
…non guasta mai. Galanti ma non scontati perchè, a parte le solite banalità, a cena l’uomo dovrebbe attende che la donna si sia seduta prima di accomodarsi sulla sedia il nanosecondo dopo che lei lo avrà fatto.
Lui potrà tranquillamente consigliare alla propria ospite un piatto piuttosto che un altro ricordando che nell’ordinazione al cameriere si parte prima dalla scelta della signora per poi passare propria.
3) No, no e ancora no!
Al primo appuntamento un uomo non dovrebbe mai cadere nella tentazione di riversare sulla signora fium idi parole relativi ad alcuni argomenti definiti “tricky”, ovvero:
– Calcio
– Ex fidanzate/mogli
– Massimi sistemi o confessioni intimiste

Suvvia, signori, siete al primo appuntamento. Curate l’immagine, la pulizia e l’attenzione. 
Il resto verrà da solo…o almeno ve lo auguro!

Outfit del primo appuntamento – tre consigli per lei



Il mio consiglio è: siate voi stesse ma… giocatevi le carte migliori!


1) Vestite per piacere (a voi stesse e agli altri)

Per far colpo sul vostro cavaliere indossate qualcosa che piaccia anche a voi e con la quale vi sentite bene. 

  • Se non usate mai i colori sgargianti a maggior ragione evitateli in questa occasione. 
  • Se non siete particolarmente amanti delle gonne, vestite pure in pantaloni, ma che siano assolutamente chic. 
  • Se invece adorate i jeans, ma sapete che lui vi porterà in un ristorante super elegante, scegliete qualcosa di più raffinato senza per questo cadere nel noioso.
  • Provate gli abiti un minimo elasticizzati, stanno bene a tutte, sono versatili, glamour e confortevoli.

Insomma… non snaturalizzatevi ma non eccedete.

2) Just one

Gambe da favola? Schiena supersexy? Decolleté invidiabile?
Scegliete la parte del vostro corpo sulla quale volete che il vostro cavaliere (e non solo lui) punti lo sguardo ed enfatizzatela. 
Se ne avete due o più (fortunelle!) fate ambarabàcciccìcoccò e sceglietene comunque una soltanto. La volta successiva lo stenderete con il secondo round.

3) Attenzione al tacco 

  • Mai oltre il 10, se lui non è almeno alto quanto voi. 
  • Mai troppo sottile se non ci siete abituate. 
  • Ma un tacco banale, piuttosto fate le prove e “tiratevi su” anche di morale. Ne gioverà anche il vostro female affair.

Arrivederderci alla prossima con i tre consigli per lui!

Tutta colpa di Julia Roberts! Piccola storia bon ton di crostacei, molluschi e… lumache

Chi mi conosce lo sa bene, adoro i crostacei, i molluschi ed ogni altro animale (o essere vivente dotato di pseudopodi) sia commestibile, meglio se intinto in gustosi brodetti dal profumo invitante. Eppure assaporarli mantenendo un certo contegno e non imbrattare il metroquadro circostante con schizzi e rimasugli di carapace in stile esplosione termonucleare globale non sempre risulta di estrema facilità.
Basta trovarsi davanti un piattino di lumache fumanti, giustapposte nel loro piattino con i buchi, per far correre immediatamente il pensiero all’indimenticato “Pretty Woman” celeberrimo film in cui la protagonista Julia Roberts, elegantemente agghindata in abito da sera, perdeva rovinosamente la sua battaglia con les escargots à la bourguignonne, fatte volare a parabola dal piatto e finite nella generosa scollatura della signora del tavolo accanto, marchiata a fuoco dalla temperatura del guscio e macchiata a vita dall’onta del sughetto oleoso.
Di fatto sfido anche i più dediti alle 50 sfumature di qualsiasi colorazione a destreggiarsi con quello strano strumento di tortura che sembrano essere le apposite pinze che il galateo imporrebbe usate per tener fermo il piccolo animale ormai defunto e fumante prima che divenga sollazzo per il palato.
L’arnese in questione infatti è l’unico caso di pinza a pressione inversa: si allarga quando la stringiamo per serrare la morsa quando la rilasciamo, tutto così complicato che se la lumachina non sarà infilata adeguatamente rischia di certo la partenza per l’iperspazio.
Ma non solo! Gamberetti, mazzancolle, astici e conchiglie non sono certo meno difficili delle nostre amichette striscianti.
Primissimo punto per destreggiarsi con nonchalance alla tavola imbandita di questo genere di squisitezze sarà dunque conoscere e riconoscere le posate adeguate. Oltre ai classici coltello e forchetta da pesce infatti, in un’occasione nella quale siano presenti crostacei o molluschi, dovrebbero completare la tavola:
Una forchettina piccola, corta e a due punte che normalmente viene posizionata a destra del piatto e che si rivelerà essere la nostra migliore amica per poter agguantare senza problemi conchiglie e molluschi
Una lama a cucchiaio per crostacei. Questa posata, particolarmente inusuale e non sempre riconoscibilissima, è di solito molto lunga e sottile, e termina con un cucchiaino a spatola all’estremità inferiore e con una forchetta a due punte a quella superiore.
Le pinze, a volte reperibili in fogge stravaganti, servono infine per rompere gli involucri duri delle zampe e per le cheleLa questione non è tanto ascrivibile tanto ai momenti informali dove la degustazione di vongole, cozze e succulenti carapaci di crostacei grandi e piccoli potrebbe di fatto non essere un grosso problema anche se effettuato con l’uso delle mani (fermo restando che il risucchio è cosa sgradevolissima da rifuggire al massimo livello) quanto alle situazioni più formali dove, ormai tutti lo sanno, questo genere di amenità dovrebbe essere assolutamente evitata. 
Per non sfigurare al ristorante pensando che un novello Richard Gere potrebbe essere appostato dietro la felce all’entrata, sarà bene ricordarsi che tutte le conchiglie richiedono di essere mangiate con la forchetta e che le ostriche si dovrebbero tenere con la mano sinistra e mentre l’apposita forchettina brandita nella destra, staccherà il mollusco dal guscio per introdurlo nelle vostre capaci fauci. 
Se siete stati favoriti dalla sorte e avete di fronte un astice ma così sventurati da capire che il cuoco cinese, impegnato in un efferato delitto, si è dimenticato di spolpare l’animale per ricomporlo nel suo guscio così come di converrebbe in un’occasione formale, dovrete far da soli: utilizzate le mani e pinze per spezzare i gusci e cercate di rimuovere la carne con l’uso dell’apposita posata lunga dotata due punte acuminate. Dopo aver gustato la pietanza lavatevi nella coppetta lavadita cercando di non provocare il solito tsunami provocando la fuoriuscita delle fettine di limone, in alternativa utilizzate le (orribili ma quantomai utili) salviette in dotazione a molti ristoranti.

Un ultimo consiglio: evitate di infilare in bocca le zampette dei crostacei tentando di estrarvi l’inestraibile con il rischio di diventare cianotici. Meglio poco con gran gusto che poco di più con poco buon gusto.
Leggi l’articolo anche su Un Tocco di Zenzero