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Qualcosa “in testa” per un matrimonio? Pizzi, velette, piume e merletti

Se siete amanti del cappello non potete perdervi questo meraviglioso racconto di Lorenzo Bises “merlettaio del costume”, un autentico esperto in materia.
Quel giorno camminavo senza meta per Strasourg, in Francia, e mi sono imbattuto nella boutique di Sophie Peirani. Una visionaria del cappello, una donna capace di elaborare forme e colori, ponendo sulla testa di ogni donna una vera scultura, un’opera d’arte. Mi sono detto “Devo lavorare qua”.  Mi sono trasferito, ho imparato il francese e ascoltavo senza sosta e senza stanchezza queste eleganti signore francesi che volevano “qualcosa” da mettere sulla testa per un matrimonio.
In Francia sul matrimonio ci sono delle regole ferree. Se la sposa decide che al matrimonio le donne debbano avere il cappello è solo per la cerimonia in chiesa, in particolare le madri degli sposi dovranno indossare qualcosa di vistoso ma non identico per forma e colore. Anche le altezze sono importanti, sia mai che le suocere siano sproporzionate nelle foto ufficiali. 
Al contrario se il matrimonio è civile allora solo la sposa porta il cappello. Il cappello diventa per il matrimonio francese l’elemento di disturbo. Deve attirare tutta l’attenzione e necessariamente ricordare i colori delle scarpe e della borsa. 
La base del cappello o della coiffe (piccolo cappellino con l’elastico) deve riprendere il colore dell’abito con una sfumatura leggermente diversa, mentre le garniture, ovvero tutto quello che viene montato sopra che siano piume, fiocchi, fiori, velette, devono abbinarsi al colore di borse e scarpe.
Il cappello è un’istituzione, è un segno distintivo di eleganza, savoir faire e carisma. Bisogna avere carattere, portamento e soprattutto bisogna saperlo portare con leggerezza.

Com’è andata a finire? 
Una volta rientrato in Italia Lorenzo ha deciso di iniziare a creare qualcosa che fosse adatto per ogni occasione ed è nato così il piccolo spazio creativo, Un petit truc sur la tete. Lorenzo ama creare qualcosa che non sia banale e che le donne possano indossare per sentirsi più belle e originali. La creatività serve per non passare inosservate e per stupire senza mai essere volgari.
Quindi siano benvenuti fiori, velette, farfalle, piume, fiocchi in raso, tulle di ogni colore e perfino uccellini, perché la femminilità è frivola ma elegante.
Grazie Lorenzo!

Ma cos’hai in testa? Per la serie “bad hair day”

Complici i giorni di pioggia battente alternata a schiarite improvvise con tanto di performance esaltante dell’agognato solleone, torna di moda anche nel nostro paese ciò che in Inghilterra è la prassi per quel che riguarda le occasioni formali, ovvero “avere qualcosa in testa”.
Che la capigliatura sia esosa e indomabile, a causa dell’umidità cittadina (degna ormai delle migliori annate a Caracas) o che sia invece svenevole, molle e inerte, per i continui sbalzi di temperatura, l’opportunità di contenere la massa tricotica è pur sempre qualcosa da prendere in considerazione. Non solo: farsene un vanto, un vezzo, un tocco in più, è quanto di più moderno e modaiolo possa esistere con buona pace di Carla Gozzi e adepte fashioniste di vario genere.
Attenzione però, meglio conoscersi a fondo e considerare l’accessorio da apporre sul crapino non solo in base all’abbigliamento ma anche alla circostanza, all’età e alla propria fisicità.
Allacciare il classico foulard, che tanto piaceva a Grace Kelly e Haudrey Hepburn, proprio sotto il mento o dietro la nuca al giorno d’oggi potrebbe rimandare il pensiero più alla “bella lavanderina” che ad una donna dall’eleganza senza tempo. 
Meglio dunque spremersi le meningi…
e cercare per questo raffinato pezzetto di stoffa alcune soluzioni alternative… Ad esempio:
Così come: fascia, mollette e cerchietto in testa potrebbero creare quel certo non so chè di bamboleggiante e infantile, più che di veramente glamour.
Bisognerà avere dunque un certo fisique du role!
Non dimentichiamo poi il cappello, preziosissimo alleato di momenti davvero “bad hair day” ma anche recettore di un milione di sguardi fulminanti di amiche (o se dicenti tali) colleghe o semplici passanti.
Est modus in rebus, dicevano gli antichi… Certo lo sguardo ammaliatore aiuta sempre, peccato siano in poche a poterlo sfoggiare senza millenni di prove allo specchio!

Il senso del cappello per le donne

Termina Orticola anche quest’anno, un evento, così come un luogo (fisico e dell’anima) molto caro ai milanesi e agli amanti del fiore in generale, quest’anno con qualcosa in più. Un ritorno al copricapo femminile, tra il serio e il faceto, arricchito d’ogni genere d’orpello floreale. 
Che non sia semplice indossare cappelli, quale che sia il loro genere o la foggia, cosa assai risaputa eppure sarà la voglia di rinnovamento, sarà la crisi imperante che suggerisce un tocco di bon ton in una melanconia diffusa… Insomma, complici i profumi e i colori di una seppur piovosa Primavera le signore di Orticola hanno rallegrato la folla esibendo con grande femminilità uno dei simboli della più deliziosa signorilità, ornato di boccioli e materiale vegetale a volte anche poco usuale.
Un cappello per celare il volto agli sguardi altrui, un cappello per contenere i pensieri nascosti della mente, un cappello per dare un tono a un abito semplice, affezionato al nostro cuore, ma anche per vestire di contegno una certa “povertà tricotica” conferendo quel tocco di mistero che ogni donna, in fondo al cuore, desidera.  Un cappello per ogni occasione insomma. Perché quando si inizia non si smette più!

Un cappello ben portato!

Ecco un cappello indossato alla perfezione:

  • colore differente rispetto all’abito
  • informale ma impreziosito da applicazioni floreali
  • calzata perfetta sulla fronte
  • espressione del viso leggermente alzata per non ombreggiare la foto
  • perfetti gli orecchini di brillanti (i suoi sono veri, si sa)

Semplicemente meraviglioso.