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Mettetevi comodi, il bon ton è servito…

Dal bellissimo blog gestito dallo Staff di Four Seasons Hotel Milano vi riporto la breve introduzione alle lezioni di Cucina & Bon Ton che si svolgono una volta al mese nella splendida cucina Milanese sotto la supervisione dello Chef Sergio Mei.

Un appuntamento imperdibile per gli amanti della buona cucina e del buon ricevere.

La cucina è un’arte, così come lo è ricevere ed accogliere nella maniera migliore gli ospiti alla propria tavola. Non ha molta importanza se si tratti di un’occasione formale o di un incontro amicale. La parola d’ordine è: “mettere a proprio agio“. Sì perchè costruire un contesto piacevole e rilassato rende la convivialità più dolce e le pietanze ancor più gustose.

Per un rendez-vous organizzato a regola d’arte non basta un menu perfetto, scelto e preparato in maniera impeccabile, è necessaria un’attenzione complessiva al contesto e alla persona.  Conoscere le regole del bon ton della tavola serve proprio a tutto questo.

Perchè dunque non pensare ad un bon ton più “prêt-à-porter”, al passo coi tempi, mai tedioso, mai molesto, ma adattabile e malleabile alle occasioni? Non si tratta di stravolgere i canoni tradizionali ma di conoscerli profondamente per saperli poi ridisegnare in una nuova realtà.

Saper ben ricevere dunque, per vivere e condividere, con amore e passione per il bello e il buono della vita, elementi complementari di un unico meraviglioso capolavoro.

Partiamo dalle basi: lo sapevate che il galateo prevede due diversi modi di mangiare le zuppe?

Questo e molto di più negli appuntamenti dedicati a Cucina e Bon Ton al Four Seasons Hotel Milano

Prossimo appuntamento: la tavola di San Valentino!

Fino a venti minuti non è vero ritardo


Se, per quanto ci proviate, davvero non ce la fate ad arrivare in orario, dovrete imparare la sapiente arte della scusa per cercare di limitare i danni di un catastrofico ritardo. 
Se per gli impegni “di piacere” vi sono innumerevoli pretesti, non si può dire altrettanto per gli impegni professionali che richiedono ben altra attenzione. Spaccare il secondo non è mai elegante quando si tratti di eventi più o meno mondani nei quali volete davvero farvi notare. Invece se non volete rischiare un rimbrotto da parte del capufficio che vi attendeva per stampare la presentazione (importantissima, importantisssssssima!) per il nuovo cliente, lunghe e snervanti attese dal dottore per aver saltato il vostro turno e quindi perso l’attimo, o una tirata d’orecchio della maestra per non aver recuperato in tempo il pargolo, ricordate che ad alcuni impegni non si può, NON SI DEVE arrivare tardi.
Le scuse usuali comunque non funzionano più. 
Tutte trite e ritrite, spremute come limoni da una nutrita quantità di signore. Bisognerà dunque adattarsi ai tempi moderni e tirar fuori qualche coniglio dal cilindro, uno tutto nuovo, con un pensierino quanto più adatto all’occasione e soprattutto verosimile.
Ricordate la regola fondamentale: le prime a credere a ciò che state raccontando dovete essere voi.!
Adattate la realtà alle vostre esigenze senza però manipolarla eccessivamente (o verrete scoperte in men che non si dica). Convincetevi che la cosa sia andata davvero, assolutamente in quel preciso modo.
Le scuse più strampalate oltre a reggere il tempo di un sussulto sono facili a dimenticarsi (da chi le racconta) ma rimangono impresse come marchi a fuoco nella mente degli interlocutori, che le racconteranno in pubblico nei momenti più imbarazzanti, con la conseguenza di un’accelerazione subitanea del polso e una gocciolatina fredda fredda lungo la schiena.
Fino a venti minuti il ritardo non è vero ritardo, almeno non per una donna.
Perfino all’università esiste il classico quarto d’ora accademico e voi che siete maestre nel farvi desiderare vorrete essere da meno?
Da venti a quaranta minuti non siete in orario, questo è certo
La tattica davvero perfetta è quella di rabbonire gli astanti con una sfilza di complimenti: «Ma buongiorno Lucia! Che bello vederti! Certo che vicina a te io sparisco letteralmente, sei in super forma!». Nessuno resiste ai complimenti se ben assestati.
Nel frattempo ci infilerete dentro qualche scusa con grande nonchalance: «Sono davvero felice di essere qui, arrivare è stato un vero incubo, oggi sono tutti impazziti, sembrano zombie che camminano».
Da quaranta minuti a un’ora, fate un’entrata spettacolare
Tutti devono vedervi perché tanto un ritardo del genere sarebbe comunque impossibile da far passare sotto silenzio. Se ad attendervi è qualcuno dell’altro sesso cercate di essere sexy e affascinanti quanto più possibile: slacciate un bottoncino della camicetta, scompigliate i capelli, mordicchiatevi le labbra per renderle più colorite. Sorreggete il cappottino e la borsa in una stessa mano e tendete adoranti l’altro braccio verso il vostro pubblico, brandendo possibilmente un bel paio di occhiali.
Più il vostro arrivo sarà scenografico e clamoroso, più darete l’impressione di essere importanti e super VIP.  Che si sappia: tutti vi cercano, tutti vi vogliono… il ritardo non è il vostro ma è stato causato dallo stuolo di fans, ammiratori, seguaci, adoratori e spasimanti. Impossibile incolparvi. 
Oltre un’ora. Fate chiamare dalla segretaria
ovvero un’amica disposta a calarsi nel ruolo. Sarà chiaro a tutti che vi era assolutamente impossibile evitare il contrattempo.
Comunque il ritardo davvero importante, quello fuori tempo massimo, non può avere troppe scuse, non servirebbero a molto. Ricordate che il giro dell’orologio equivale a un esponenziale giramento di scatole di chi vi stava attendendo. Meglio lasciar sbollire la cosa e defilarsi in buon ordine per non rischiare di diventare il bersaglio di stoccate dritte dritte a centro schiena.

Il mio motto…

Guanti da signora

… così come era uso negli anni ’50.

BBT – BABY BON TON

Per divertirci mia figlia ed io abbbiamo inventato una filastrocca che potrebbe aiutare qualche mamma nel (difficilissimo) compito di insegnare ai piccoli le regole base delle buone maniere a tavola. Questo è il risultato… Che ne dite?
Il bicchiere in alto a destra
se sei bravo lì ci resta,
tu lo prendi con la mano
e lo fai tornar pian piano.
Il coltello ed il cucchiaio
che inizian con la C,
stanno proprio appena sotto
al bicchiere con la B.
La forchetta è la regina
ce l’abbiamo spesso in mano,
vuol star larga e comodina
e a sinistra la mettiamo.
Tovagliolo sulle gambe
per non fare un bel disastro,
lo mettiamo un po’ piegato
a sinistra dopo il pasto.
Mai qui i gomiti ci stanno,
con le mani non far danno.
Appetito  e compagnia
buona pappa in allegria!

UN CAFFÈ "CORRETTO"? CI VUOLE BON TON ANCHE AL BAR!

 

 

Che sia sinonimo di pausetta lavorativa, breve incontro amichevole o intermezzo inganna-attesa, diciamocelo, un caffè al bar lo si prende sempre volentieri. Ma anche all’interno di locali e baretti cittadini sarebbe opportuno osservare alcune semplici regolette di bon ton.

 

1) IO BARISTA, TU JANE

 

 

Partiamo dalle basi: salutare!
Sembra sciocco? Beh non lo è affatto. Da un recente studio è emerso che meno della metà delle persone che si recano al bar saluta il personale di servizio. Eppure un bel “buongiorno, mi fa un caffè per favore?” dà certamente molte più opportunità di essere serviti presto e bene piuttosto che arrivare al bancone sparati come fusi, ingrugniti con il mondo, o peggio, sbraitando al cellulare. Sappiate che appoggiare contemporaneamente sul bancone chiavi, portafogli, telefono, giornali, agenda, fazzolettini e biglietti dell’autobus creando un tappetino di oggetti personali non è esattamente uno dei comportamenti più simpatici dell’universo, in particolar modo se avete accanto una fitta sequela di co-avventori. Così come rasentare l’incidente diplomatico sfiorando il vicino con un  bel gancio nel tentativo maldestro di impossessarsi dello zucchero di canna poco lontano solo per evitare di chiedere gentilmente aiuto al vicino di bancone (il quale, dal canto suo, dovrebbe aiutare con un sorriso graziosamente stampato sul viso… Sempre sorridere, anche al bar si fanno incontri ganzissimi ricordatevelo !).
Infine ringraziare e salutare al termine della consumazione é cosa sempre gradita dal personale che, specie se trattasi di luogo da voi ampiamente frequentato, sarà cortese e gioviale, pronto ad accogliervi la volta successiva riconoscendovi tra i numerosi volti dei frequentatori abituali e non.

 

2) ORDINAZIONI ED ESAGERAZIONI 

 

 

Attenzione, “un cappuccino chiaro in tazza bollente con latte di soia, poca schiuma e una spruzzata di cacao in tazza grande” per voi sarà il massimo della semplicità, e senza dubbio è lecito ordinare quel che ci pare ma, specie se vi trovate in locali particolarmente affollati, potrebbe capitare che il barista fallisca uno degli ingredienti. Non spazientitevi, non agitatevi, mantenete un certo contegno. Se non siete soli e soprattutto siete nel bel mezzo di una folla avida di ristoro, sconsiglio grandemente di rimandare al mittente l’ordinazione imperfetta. Non solo rischiereste di passare per “i soliti rompini” (ecchisseneimporta) ma non è affatto detto che, in momenti di grande affollamento, la seconda versione sia migliore della prima. Dunque siate tolleranti: la tolleranza verso gli errori altrui è il primo segno di buone maniere.

 

3) UNA SOSTA NON UNA SIESTA

 

 

Avete presente quei locali tipo rinomate pasticcerie o bar della città super richiesti dove sembra di doversi accaparrare un numerino per poter fare la propria ordinazione? Ecco è proprio in luogo così che non si può e non si deve piantare le tende davanti al bancone. Se pensate di trattenervi oltre il tempo massimo per poter sorbire il vostro confort-drink (diamo i numeri e diciamo: 5 minuti per un caffè; 7 per un cappuccino; 8 per un latte macchiato?) meglio dirottare su un’ordinazione al tavolo pena un gran numero di improperi inviati al vostro indirizzo da parte del resto degli avventori assetati. Pensate che la volta dopo potrebbe toccare a voi aspettare! Se invece il bar è deserto trastullatevi senza indugio.
4) UN CAFFÈ “COME SI BEVE”

 

Esiste un modo corretto di bere il caffè? Ebbene sí! Innanzi tutto quando lo si edulcora in qualsiasi maniera vietatissimo girare il cucchiaino all’interno della tazzina a mo’ di frullatore impazzito. Si mescola invece lentamente andando dal basso verso l’alto evitando di far tintinnare il cucchiaino come i campanellini delle renne di Babbo Natale, si poggia poi il cucchiaino sul piccolo piatto SENZA ciucciarselo come un chupa-chupa e si assapora il caffè evitando di far continuamente dondolare e roteare la tazzina. Sappiate che più volte mi é capitato di veder partire lo schizzo!
Ça va sans dire: assolutamente niente risucchio e niente rumoracci ma anche niente soffi simil-tornado per raffreddare la bevanda! Michail Aleksandrovič Bakunin diceva che il caffè, per esser buono, deve essere nero come la notte, dolce come l’amore e caldo come l’inferno.

 

Quindi felpatevi la lingua e.. buon caffè!

Il galateo visto dai bambini

Domanda al bambino: cosa sono per te le #buonemaniere? Lui: “quella cosa che se non la fai diventi tutto rosso” #galateodallapartedeibimbi 

Donne in AERO-Piano

Avete letto bene. Aero-piano, NON aeroplano. Sì, perché oggigiorno se si desidera viaggiare in aereo in modo decente bisogna avere un piano d’azione ben chiaro!

Innanzitutto occorrerà che ricordiate che una vera signora viaggia sempre con una mise adeguata a possibili incontri fortuiti e fortunati (sempre pensare positivo!) nascosti dietro il banco del check-in o a far capolino dalla fila accanto. Ovvio quindi che l’abbigliamento dovrà tener conto della necessità che vi si noti in qualche modo. Certamente non dovrà essere troppo sfacciato, chiassoso, oppure tutti capiranno in men che non si dica che state seguendo una tattica. Basterà che vi vestiate eleganti ma non troppo e con quel tocco di parsimonioso glamour che farà di voi degli esseri assolutamente adeguati al contesto e per questo ancor più desiderabili.“Be easy-chic” ecco l’espressione che dovrà diventare il vostro mantra per i prossimi giorni vacanzieri. Affascinanti come donne impegnate,  misteriose come dive, (fintamente) incuranti della vostra allure.Sciatte mai e poi mai! Il look da “sgombero cantine” non è assolutamente contemplato nel piano di volo e davvero non si addice a una lady viaggiatrice. Anche la postura vuole la sua parte. Sull’ultimo scalino che porta all’aeromobile voltatevi leggermente mostrando il vostro profilo migliore e rivolgete uno sguardo da dietro gli irrinunciabili occhiali da sole al “popolo dei rimasti ancora a terra” che, ammaliato ed esterrefatto, vi fisserà dal basso con aria vacua, una volta su mille va bene e a qualcuno spuntano i cuoricini negli occhi, bingo! Infine, fatevi scompigliare i capelli dall’aria e riaccomodateli con un gesto fascinoso. Ci fosse anche vento di Tramontana a 100 km all’ora, voi non vi scomporrete.Sempre parlando di comportamenti assolutamente insopportabile quando si entra in aereo è invece la pratica del “salmone”, ovvero la risalita (lunga e laboriosa per lo più) di chi non si sia peritato di controllare il numero di posto a sedere sulla propria carta d’imbarco e sia entrato dalla parte anteriore del velivolo pur avendo il posto in trentesima fila. O viceversa. 

A parte il fatto che il color salmone che vi ritrovereste affibbiato sulla fronte non donerebbe neanche a Elle McPherson dopo un mese di tintarella ai Caraibi, comunque non si fa, punto!Uscendo dall’aereo ricordate di sfoderare il vostro miglior sorriso per il pubblico in trepidante attesa (qualcuno c’è sempre, anche se siete arrivate su un’isoletta deserta) e scendete le scale immaginando di essere ospiti alla notte degli Oscar. Tutto acquisterà una nuova prospettiva.E ora qualche dettaglio in più sulla dura legge del metal-detector.Da evitare come la peste:

  • Abitini borchiati in stile Easy Rider. Super di moda, ammettiamolo, è un delitto rinunciarvi, ma tant’è.
  • Mutandine con catenelle, swarovski e qualsiasi altra cosa possa pendere dalle parti intime.
  • Piercing sulla lingua (o peggio in luoghi del corpo ben più nascosti) da mostrare bellamente con una linguaccia al controllo sicurezza.
  • Bustier in stile burlesque con ganci e gancetti in ogni dove. Molto hot, poco in.
  • Overdress di cinture metalliche (anche quelle di Chanel, sigh!), orecchini pendenti di metallo, scarpe o stivali con fibbioni da sceriffo, gonnelline con applicazioni di ignota natura… Ricordate che il rischio di rimanere letteralmente in mutande è più che concreto. Non credo ci teniate.

Ammessi e sempre concessi:

  • Occhi di ghiaccio
  • Capelli di seta
  • Pelle di velluto
  • Pugno di ferro (davvero poco glamour!)
  • Cuore di pietra
  • Culetto di marmo

Lo strano caso della regina Margherita che mangiava il pollo con le dita

Sappiatelo, questa semplice, banale filastrocca è stata il tormentone della mia vita. 
Per chi si occupi (leggi anche ami, studi, si diletti) di galateo e buone maniere lo spauracchio della regina Margerita ha lo stesso effetto della lama in stile spada di Damocle che aleggia sul nostro tenero capino. Confutandola infatti si rischiano due temibili passi falsi: il primo è quello di prendere i detti, così come i proverbi, per oro colato
Certamente un fondo di verità storica esiste. La regina in questione, Margherita di Savoia per la cronaca, da grande comunicatrice quale era, seppe ingraziarsi il popolo napoletano, nel lontano 1889, assaggiando con le  sue leggiadre manine un bel cosciotto di pollo che le era stato servito durante una visita nella città partenopea.
Il secondo è di sembrare delle vecchie megere piene di ragnatele con due dita di polvere sulla rima palpebrale al posto di un più moderno trucco “smokey”.
Non che io voglia per forza propagandavi un bon ton prêt à-porter, eppure sono convintissima che le buone maniere non siano qualcosa di statico, immobile o immutabile ma che varino con lo scorrere del tempo, correggendosi leggermente così come farebbe una vera signora con un piumino da cipria. 
Come dire: piccoli ma sostanziali ritocchi per vivere meglio.
Dato che però mi sono stancata di questa nenia quantomai inopportuna (soprattutto in taluni frangenti) ho concepito, per la mia serenità psicofisica, una controfilastrocca, che piaccia o meno…
La regina Margherita
mangiava il pollo con le dita
per piacer ai popolani
vi si insudicia le mani
e s’insozza così tanto
che a lavar non v’era Santo
e da allora poveretta
mangiò poi con la forchetta.

SOS Bon Ton- Ep. 4 Centrotavola e candele

SOS Bon Ton 
Episodio 4 in onda su SKY
Centrotavola e candele secondo galateo