Domanda: E’ vero che il cappello si indossa solo se lo porta anche la madre della sposa?
Il galateo del matrimonio
è sempre stato molto preciso su questo punto. Le invitate potevano
indossare il cappello solo se a farlo era per prima la madre della
sposa che deteneva (almeno) questo potere.
Negli anni però le
regole si sono ammorbidite e l’uso del capello è diventato più
elastico, una sorta di dettaglio ricercato, abbandonando l’idea di
“status di subalternità”.
Sarà dunque possibile
indossare un copricapo indipendentemente dalla madre della sposa MA
seguendo alla lettera le regole sul timing.
Il cappello andrà
indossato SOLO se la cerimonia è di giorno e tenuto mai oltre il
tramonto. Non andrà rimosso né in chiesa nè al ricevimento, a meno
che non sia a tesa tanto larga da ingombrare gli altri commensali, in
questo caso non potrà essere tenuto al tavolo.
Se siete creative osate
con qualche dettaglio stravagante (fiori, nastri o altro) ma
ricordatevi le tre regole d’oro:
Basta davvero poco per fare un’ottima impressione quando siete seduti intorno ad una tavola imbandita. Ecco i miei piccoli trucchi per far pratica durante le feste di Pasqua!
1) Fare PORZIONI PICCOLE aiuta:
– la conversazione: occorre decisamente meno tempo per masticare i piccoli bocconi
– la linea: impiegando di più a mangiare aumenta anche la sensazione di sazietà
– lo stile: non facendo bocconi da leone la bocca viene aperta relativamente poco e questo è solo un bene!
2) LASCIAR MANGIARE
Quando siete attorno ad un tavolo, e state conversando amabilmente con altre persone, attendete che l’altro convitato abbia terminato di masticare prima di incalzarlo nella risposta. Piuttosto aggiungete voi qualche frase, fate un commento, una considerazione e lasciategli il tempo di cui necessita. E’ una piccola ma fondamentale accortezza per essere il commensale perfetto.
3) Usate LA SOLA FORCHETTA per mangiare tutto il possibile.
L’uso della sola forchetta, oltre a essere corretto dal punto di vista del bon ton della tavola, dà agli altri convitati l’impressione che padroneggiate completamente questo utensile e conferisce un’aura di maggior sicurezza di se stessi
4) Offritevi di SERVIRE I VICINI
Se a tavola dovesse mancare il cameriere, come capita ad esempio durante le cene tra amici organizzate in casa, offritevi di servire voi stessi i vostri vicini di posto. Gli uomini dovrebbero rifiutare e suggerire di essere invece loro a servire la signora, ma il gesto è sempre molto gradito e denota un certo savoir-faire.
5) ATTENTI ALLE POSATE
La posizione esatta delle posate mente state consumando il pasto vuole il coltello a destra, con il manico appoggiato al bordo del piatto e la lama rivolta verso il centro, la forchetta sarà appoggiata dal lato opposto con i rebbi (le punte) rivolte verso il basso appena accostate alla lama del coltello, senza incrociare le posate.
Una volta terminata la vostra pietanza accostate le posate tra loro e appoggiatele con le punte rivolte verso il centro del piatto e i manici a ore 6,30. Questo anche (anzi specialmente!) se avete utilizzato una sola posata (come al punto 3).
Sono certa che sarete perfetti… Buona Pasqua a voi tutti!
Avete mai letto il libro dal titolo “Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano ma chiedere?”
Beh, se non lo avete ancora fatto allora dovreste, perché lasciando da parte il “politicamente/sessualmente/socialmente corretto” sappiamo tutti che uomini e donne sono fondamentalmente, radicalmente diversi. A volte siamo spinti a pensare che possiedano uguali risorse, attitudini, capacità, la scienza dice che è vero l’esatto contrario.
Quando si parla di automobile poi, si spalanca una voragine senza fondo da dove è facile sentire gli eco di “gentildonne e gentiluomini” inveire gli uni contro gli altri con improperi dei più spettacolari.
Ad entrambi toccherà capire come ragiona il sesso altrui una volta impugnato il volante, questo non soltanto per risparmiarsi numerosi soldini dal gastroenterologo ma anche per mettersi in pace col mondo.
Le tre-raccomandazioni-tre per le novelle Penelope Pitstop:
Non fare la “limi”
Ecco come gran parte degli uomini chiama la signora irrequieta e ansiosa seduta a fianco del guidatore. “Limi” ovvero “limitatrice”, colei che con un borbottio simile a una pentola di fagioli mette in guardia il compagno da pericoli vari ed eventuali, angosciatissima anche da minimali incrementi di velocità.
Ci sarebbe poi da chiedersi se un uomo con la carogna sulla spalla possa di fatto guidare meglio di uno lasciato nel suo brodo. Sono esperienze differenti. Meglio non esagerare.
Trucco e parrucco con barbatrucco
Inutile tentarci, per una donna l’automobile è un po’ come la borsetta: rappresenta un’estensione di se stessa, un secondo armadio, un secondo ufficio e, in alcuni casi, ha la stessa funzione di una mini beauty-farm dove cercare ogni momento lecito per una rapida “remise en forme”. Mi sembra ovvio che una donna degna di questo nome sappia perfettamente quando sia il caso di darsi al make-up estremo e quando invece sia consigliabile fare attenzione alla strada. Eppure gli uomini non capiranno mai quanto siano ben utilizzati quei 20 minuti ferme in coda al casello di Melegnano… Donne usate la testa oltre che il mascara!
Parcheggio antistress
Signore, ripetete come un mantra i comandamenti del parcheggio perfetto:
1) Il parcheggio DEVE essere sufficientemente grande
2) Non esistono premi per chi posteggia meglio o più velocemente
3) Se vi mettono fretta o inveiscono contro di voi… cantate!
Le tre-raccomandazioni-tre per gli Schumacher degli anni 2000:
Ingarellamento facile
Capisco che fin dalle elementari i ragazzi godano nello sfruttare il loro lato prettamente competitivo ma vi farei gentilmente notare che gli uomini dall’ingarellamento facile perdono almeno 1000 punti sul taccuino “uomo ideale” della maggior parte delle signore. Vedete voi.
Gesti inconsulti
Non è più tempo di gestacci al volante. Rischiate nell’ordine: un inseguimento all’ultimo chilometro, una bastonata sulla fronte (ahia!), e ultima ma non ultima la radiazione dal libro mastro del bon ton di tutti i tempi (#nonsifa).
Il clacson di Luis Amstrong
Signori, ripetete come un mantra i comandamenti di perfetto uso del clacson:
1) Il clacson è mono-tono quindi NON è adatto alle sinfonie
2) Le schiacciate sul pulsantone in stile pallavolista meglio lasciarle alle sfidone in palestra
3) Ai matrimoni clacson con moderazione. Per la vittoria di campionato la strobazzatina ci sta ma entro le 24.
Un ripasso dalle elementari proprio per (noi) tutti:
uso della freccia = futuro semplice (girerò) NON gerundio (sto girando).
SCUSI lei potrebbe gentilmente schiodarsi dal mio semaforo???!!! Parbleu!
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/09/uomini-e-edonne-al-volante.jpg123400Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-09-25 06:58:002016-04-01 16:11:08Auto o buoi fatti i fatti tuoi - Bon ton in auto
Per divertirci mia figlia ed io abbbiamo inventato una filastrocca che potrebbe aiutare qualche mamma nel (difficilissimo) compito di insegnare ai piccoli le regole base delle buone maniere a tavola. Questo è il risultato… Che ne dite?
Visitare un museo o una galleria d’arte con i bambini non è sempre facile, la noia (con relativo piagnisteo a volume stratosferico) é sempre in agguato. Non solo, se non adeguatamente trattenute, le manine dei pargoletti rischiano a volte di appoggiarsi in luoghi off limits facendo scattare allarmi di ogni tipo con conseguenti terrificanti sguardi di rimprovero da parte di guardiani e astanti, insomma un vero stress!
Eppure è davvero un peccato rinunciare alla vista di opere interessanti, e questo sia per i genitori che per i figli. In realtà qualche strategia esiste a patto che siate disposti a metterci una certa dose di pazienza e un minimo d’impegno.
Fidatevi, l’esperienza museale vissuta con i nanetti vi arricchirá entrambi, ecco i miei consigli:
Avvicinamento
Prima ancora della visita l’importanza dell’attesa è fondamentale. Nella fase di avvicinamento al luogo della mostra suggerisco di creare un clima da “sabato del villaggio” che solletichi l’aspettativa, stimolando la curiosità. Questo si può ottenere con un pizzico di preparazione da parte vostra su ciò che si sta per andare a vedere, non solo in merito alle singole opere (almeno una che potrebbe interessare al piccolo perchè particolarmente strana/colorata/tridimensionale/interattiva/luminosa ci sarà pure!) ma anche prendendo in considerazione l’edificio stesso dove sono racchiuse le opere stesse. I lunghi corridoi, le colonne di marmo o al contrario la struttura iper-moderna potrebbero diventare a seconda dell’occasione: il castello delle principesse, la casa incantata, l’X-wing, il laboratorio di Doofenshmirtz. Basta attivare la vostra vena creativa!
NO alla storia, SI’ alle storie
Vi prego evitate le spiegazioni erudite! Al bimbo, dai 4 ai 10 anni, non interessa un fico secco di conoscere i dettagli storicizzati di ogni singolo capolavoro. Ben di più invece lo potrebbe appassionare la ricerca di quella o quell’altra opera particolarmente riconoscibile all’interno del museo (a mo’ di caccia al tesoro) o la conta del numero di animali presenti nei dipinti o ancora la narrazione più o meno favolistica di una storiella che includa alcune delle figure presenti nei dipinti e nelle sculture. Successivamente, a casa, potrete intrattenere il pupo facendogli disegnare il resoconto del giretto fatto insieme (e rilassarvi un po’ anche voi!).
Regole e bon ton
Purtroppo non sono molti i posti dove i bambini più piccoli possano essere lasciati liberi di scorrazzare per le varie sale o di toccare gli oggetti esposti.
Date loro delle regole ben precise ma che siano poche, chiare e con un taglio positivo tipo: “Purtroppo non si possono toccare le opere ma se vuoi puoi avvicinarti e sederti davanti per osservarle bene, puoi mettere i piedini vicino vicino al quadro senza oltrepassare la riga bianca”. E ancora: “Ti lascio camminare senza manina perchè sei grande ma prima di passare all’altra sala mi aspetti sulla porta che entriamo insieme”.
Se siete in due ad occuparvi della prole fatevi il turno per poter ammirare in santa pace le opere che vi interessano senza perdere di vista i nanerottoli ma attenzione, non gridare mai all’interno di una sala esposizioni, rischiereste un effetto eco assai deleterio.
Velocità
Non è consigliabile stare all’interno di un museo per più di un’ora con i bambini, specie se particolarmente piccoli, quindi rassegnatevi ad una visita-razzo. Se possibile fate brevi pause facendo sedere i pargoli sugli appositi divanetti spesso presenti nelle salette e attirate la loro attenzione sfruttando eventuali passaggi all’esterno come giardinetti, fontane o verande. Saranno un diversivo perfetto!
Ad ogni modo cercate di proseguire di gran carriera evitando di stazionare troppo a lungo in uno stesso luogo.
A visita conclusa, un bel gelato per tutti! Leggi questi articolo anche su Paper Project: http://paperproject.it/rubriche/bon-ton/al-museo-con-i-bambini-strategie-e-bon-ton-salvamamma/
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/09/blogger-image-1698311817.jpg480480Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-09-03 16:37:002016-04-01 16:11:10Al museo con i bambini: strategie e bon ton salva-mamma
Un amico che confeziona copricapo meravigliosi sostiene, a ragione credo, che un cappellino calato sul viso regali tonnellate di fascino ad una gentildonna e contribuisca nel contempo a mimetizzarne i segni del tempo, se presenti.
Vero è che l’età di una signora non si rivela, perché spesso non è di grande rilevanza. A parte quando la signora medesima, parlo della contessa Marina Ripa di Meana, nel trascorrere delle sue primavere, si é sempre fatta riconoscere per un motivo o per un altro.
Tralascerei le di lei battaglie (che spesso non ho condiviso) e mi focalizzerei sui… colpi di testa! L’ultimo è stato proprio al momento del “red carpet” in occasione della Mostra del Cinema di Venezia (see first picture) durante il quale la contessa ha sfoggiato, come graziosa veletta, una gabbietta contornata di colorati pennuti (impagliati? Imbalsamati? Fintissimi?).
Eppure Marina Ripa di Meana non è nuova alla tradizione anglosassone che prescrive di indossare “qualcosa in testa” nelle occasioni formali.
Non ne avete memoria? Eccovi una rinfrescatina:
Gli animali sono sempre stati un suo pensiero fisso…
Perfino nel giorno del suo matrimonio non ha voluto rinunciarvi…
Bon ton a parte dite quello che volete ma questa donna tutto è tranne che noiosa!
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/08/blogger-image-758963699.jpg428640Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-08-30 08:31:002016-04-01 16:11:10Marina Ripa di Meana: una donna con qualcosa in testa
Avete letto bene. Aero-piano, NON aeroplano. Sì, perché oggigiorno se si desidera viaggiare in aereo in modo decente bisogna avere un piano d’azione ben chiaro!
Innanzitutto occorrerà che ricordiate che una vera signora viaggia sempre con una mise adeguata a possibili incontri fortuiti e fortunati (sempre pensare positivo!) nascosti dietro il banco del check-in o a far capolino dalla fila accanto. Ovvio quindi che l’abbigliamento dovrà tener conto della necessità che vi si noti in qualche modo. Certamente non dovrà essere troppo sfacciato, chiassoso, oppure tutti capiranno in men che non si dica che state seguendo una tattica. Basterà che vi vestiate eleganti ma non troppo e con quel tocco di parsimonioso glamour che farà di voi degli esseri assolutamente adeguati al contesto e per questo ancor più desiderabili.“Be easy-chic” ecco l’espressione che dovrà diventare il vostro mantra per i prossimi giorni vacanzieri. Affascinanti come donne impegnate, misteriose come dive, (fintamente) incuranti della vostra allure.Sciatte mai e poi mai! Il look da “sgombero cantine” non è assolutamente contemplato nel piano di volo e davvero non si addice a una lady viaggiatrice. Anche la postura vuole la sua parte. Sull’ultimo scalino che porta all’aeromobile voltatevi leggermente mostrando il vostro profilo migliore e rivolgete uno sguardo da dietro gli irrinunciabili occhiali da sole al “popolo dei rimasti ancora a terra” che, ammaliato ed esterrefatto, vi fisserà dal basso con aria vacua, una volta su mille va bene e a qualcuno spuntano i cuoricini negli occhi, bingo! Infine, fatevi scompigliare i capelli dall’aria e riaccomodateli con un gesto fascinoso. Ci fosse anche vento di Tramontana a 100 km all’ora, voi non vi scomporrete.Sempre parlando di comportamenti assolutamente insopportabile quando si entra in aereo è invece la pratica del “salmone”, ovvero la risalita (lunga e laboriosa per lo più) di chi non si sia peritato di controllare il numero di posto a sedere sulla propria carta d’imbarco e sia entrato dalla parte anteriore del velivolo pur avendo il posto in trentesima fila. O viceversa.
A parte il fatto che il color salmone che vi ritrovereste affibbiato sulla fronte non donerebbe neanche a Elle McPherson dopo un mese di tintarella ai Caraibi, comunque non si fa, punto!Uscendo dall’aereo ricordate di sfoderare il vostro miglior sorriso per il pubblico in trepidante attesa (qualcuno c’è sempre, anche se siete arrivate su un’isoletta deserta) e scendete le scale immaginando di essere ospiti alla notte degli Oscar. Tutto acquisterà una nuova prospettiva.E ora qualche dettaglio in più sulla dura legge del metal-detector.Da evitare come la peste:
Abitini borchiati in stile Easy Rider. Super di moda, ammettiamolo, è un delitto rinunciarvi, ma tant’è.
Mutandine con catenelle, swarovski e qualsiasi altra cosa possa pendere dalle parti intime.
Piercing sulla lingua (o peggio in luoghi del corpo ben più nascosti) da mostrare bellamente con una linguaccia al controllo sicurezza.
Bustier in stile burlesque con ganci e gancetti in ogni dove. Molto hot, poco in.
Overdress di cinture metalliche (anche quelle di Chanel, sigh!), orecchini pendenti di metallo, scarpe o stivali con fibbioni da sceriffo, gonnelline con applicazioni di ignota natura… Ricordate che il rischio di rimanere letteralmente in mutande è più che concreto. Non credo ci teniate.
In alcune regioni, soprattutto nel sud dell’Italia, è uso che sia la madre dello sposo a porgere il braccio al figliolo per accompagnarlo all’altare nel suo giorno piú bello. In questo modo la scena che si para dinnanzi è di un ragazzone (di età variabile) “appeso” al braccio di mammà. Galateo del matrimonio e tradizioni a parte trovo sempre elegante e signorile una donna che procede sottobraccio all’uomo, mentre il “signorino” a braccetto con mamma proprio non mi convince. Voi che ne pensate?
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/08/blogger-image-728558502.jpg480379Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-08-06 15:53:002016-04-01 16:11:10Matrimonio a braccetto col bon ton
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/03/Foto-26-03-13-18-09-22.jpg400300Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-03-29 14:24:002016-04-01 16:11:10DETTO FATTO - Flashback 4. Per la serie il puntino sulla "i" dalla puntata di ieri: tutti in tavola!