Ci siamo, è arrivato il momento fatidico che il galateo tradizionale indica come quello tradizionalmente corretto per pronunciare il brindisi.
Il terrore corre sul filo…Una gocciolina di sudore freddo scivola lentamente lungo la tempia sinistra e noi ci arrovelliamo chiedendoci disperatamente se sia adeguato o meno far allegramente tintinnare i bicchieri o se non sia forse meglio tenersi un po’ in disparte e non essere noi i fautori di cotanto “rumorino”. Sia piuttosto il commensale di fronte, quello che ha sghignazzato tutta la sera con la cicisbea sedutagli accanto, a dare il là alle danze.
Ma il famigerato “cin-cin” sarà poi davvero così tremendo? Certamente in alcuni paesi è vietatissimo dato che si riferisce a parti del corpo molto poco adeguate alla tavola. Del resto temo vi siano, nell’ampio lessico internazionale, una serie di termini che, qualora pronunciati in altri paesi, potrebbero far letteralmente svenire l’ospite di turno.
Niente cin-cin dunque? Ma almeno far toccare lievemente i cristalli (con i bicchieri di plastica comunque non ci sarebbe gusto)?
Vediamo cosa insegna il galateo più tradizionale in merito al famigerato brindisi, poi vi dirò la mia:
Chi – A proporre il brindisi è sempre chi ospita: il padrone di casa, l’anfitrione.
Come – Se l’occasione è formale e gli ospiti sono numerosi, il padrone di casa di alza in piedi e cerca di attirare l’attenzione dei suoi ospiti dopo essersi accuratamente accertato che tutti i bicchieri adibiti al brindisi siano stati debitamente riempiti. Se la tavolata è contenuta invece potrà invece evitare di alzarsi. In ogni caso di scampanare con la posata sul bicchiere in stile “Frà Martino campanaro, per far zittire la platea e avere gli occhi addosso, non se ne parla proprio.
Dove – Il luogo ha in sè poca importanza perchè che sia un evento formale o una cena tra amici un brindisi ben fatto è sempre cosa gentile
Quando – Il brindisi si propone non appena tutti i commensali siano stati serviti del dolce, appena prima che questi affondino la forchettina nella tortina al cioccolato (!)
Quanto – Il discorso sarà breve, brevissimo. Tre minuti è il tempo massimo, comprensivo di supplementari.
Perchè – Per onorare l’invitato di maggior importanza, per dare un annuncio o per ringraziare i gli ospiti, ma soprattutto per creare unione e complicità tra gli invitati che si sentiranno in ogni caso parte di qualcosa di importante.
E i commensali? Accettano che il calice gli sia riempito anche se sono totalmente astemi. Bagnarsi le labbra non ha mai fatto svenire nessuno per schok etilico!
Tornando al tintinnio dei bicchieri devo dirvi che in eventi assolutamente formali è certamente da evitare ma nelle occasioni informali (l’occasione conviviale si determina in ragione delle cariche ricoperte da chi vi presenzia) a me non dispiace affatto, anzi mi mette una certa allegria, sensazione che, oltre ai piaceri di una buona tavola, rende perfetto ogni banchetto, grande o piccolo che sia!
Dunque, per dirla alla maniera di verdi ” Libiamo i lieti calici: che la bellezza infiora…”
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2012/03/how-to-make-a-toast.jpg260180Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2012-03-07 08:13:002016-04-01 16:11:16Leviamo i lieti calici ma con bon ton!
Per la serie “ciò che una donna non può non sapere” continuiamo il nostro piccolo decalogo con la quarta regola basilare, indispensabile, essenziale per ognuna di noi, ovvero: preparare una tavola ben fatta anche in situazioni di particolare importanza.
L’informalità ci è concessa spesso nella tavola di ogni giorno: un luogo magico, speciale, da allestire con i particolari che la creatività suggerisce per renderlo ogni volta gradevole ed affascinante perchè sia teatro di conversazioni stimolanti e racconti avvincenti.
Una mise en place fantasiosa ed attraente elimina la monotonia anche dei giorni più uggiosi rallegrando il cuore alla sola sua vista preparando, di rimando, anche l’esperienza sensoriale del palato.
Vi sono occasioni in cui l’informalità però deve cedere il passo ad una rigorosa etichetta.
A questo punto, sarà molto meglio conoscere bene tutte le norme di rigore per evitare scivoloni di stile (o grasse risate!). Faremo tesoro di queste regolette per modificarle a nostro uso e consumo non appena le circostanze ce ne daranno il pretesto. Ecco dunque un mio velocissimo schema per l’allestimento di una tavola formale.
Forchette: vanno posizionate a sinistra del piatto. Cominciando dall’esterno troveremo quella da antipasto, quindi quella da pesce e da carne.
Forchetta a destra solo quando: quando è l’unica posata presente sulla tavola oppure se se si tratta di una forchettina da ostriche o lumache.
Coltelli: vanno apparecchiati a destra. Quello da pesce si posizionerà più esterno, quello da carne, dotato di lama affilata, andrà invece vicino al piatto, rivolto verso l’interno.
Cucchiaio: da potage o da zuppa (il brodo si beve direttamente dall’apposita tazza). Andrà posizionato a destra, esternamente ai coltelli.
Bicchieri: l’apparecchiatura classica li vorrebbe con una disposizione obliqua al piatto. All’esterno avremo il bianco, poi il rosso quindi l’acqua.
Piattino pane: in alto a sinistra, corredato dell’apposito coltellino da burro, se previsto.
Posatine da dessert e frutta: (da servirsi in quest’ordine) posizionati ad ore 12 rispetto al piatto. Il coltello rimarrà sempre con la lama rivolta all’interno quindi le altre posatine andranno apparecchiate a salire. Se non ricordate il trucco per non sbagliare lato ai manici di queste posate CLICCATE QUIe andate a rileggerivi il post dedicato.
Sale: piccola salierina, una per commensale, prevista perchè il bon ton non concederebbe di farne richiesta all’ospite
Tovagliolo: a sinistra, oppure a destra o anche sul piatto (posto di aver apparecchiato solo con il piano) piegato in maniera molto semplice.
Poche regolette da tenere sempre a mente per un tavola impeccabile ogni giorno!