Per passare un uggioso pomeriggio ottobrino ho pensato di sfruttare il quantomai presente “mood Halloween” per trascorrere qualche oretta divertente con i miei bambini.
Abbiamo preparato le zucche di Halloween (una a testa s’intende). Ecco il procedimento che abbiamo adottato.
1)
Intagliare la parte superiore della zucca per scoperchiarla
Attenzione alle lame affilate!
Un grembiulino è d’obbligo, come la consapevolezza
che ci sarà un bel po’ da rassettare…
Ecco fatto!
2)
Scavare l’interno della zucca rimuovendo i semi (tutti)
e i filamenti (il più possibile).
Da piccola adoravo i semi di zucca tostati e salati!
È un lavoro piuttosto lunghetto, procuratevi dei cucchiai
non completamente tondi ma piuttosto appuntiti
Fuori tutto!
I filamenti possono anche essere tagliati facendo
attenzione con le lame!
3)
Arriva il momento artistico!
Disegnare sulle zucche l’espressione che volete far risultare al termine del taglio ricordando che quest’ultimo potrà essere anche parzialmente modificato in corsa…
Date sfogo alla fantasia!
4)
Iniziare con circospezione ad intagliare occhi, naso e bocca
seguendo le linee disegnate con il pennarello.
Fate attenzione l’operazione necessita di una certa attenzione!
Comincia già ad avere un’aria paurosissima…
La bocca è la più complicata…
Ci siamo!
Ma l’occhio non è da meno!
Rifiniture…
5)
Passare la zucca in forno a 60° per asciugare bene la parte interna
ed evitare che ammuffisca troppo velocemente.
6)
Una volta che la zucca si è ben “rosolata”
procurarsi una candela vasetto di vetro,
molto più sicura delle usuali t-light, e accendetela.
7)
Introdurre ora la candela all’interno della zucca
facendo un modo che risulti centrale e ben stabile all’interno.
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/10/blogger-image-1256283868.jpg480360Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-10-27 21:30:002016-05-26 13:59:34Pomeriggio tra le zucche: Halloween con i bambini
Visitare un museo o una galleria d’arte con i bambini non è sempre facile, la noia (con relativo piagnisteo a volume stratosferico) é sempre in agguato. Non solo, se non adeguatamente trattenute, le manine dei pargoletti rischiano a volte di appoggiarsi in luoghi off limits facendo scattare allarmi di ogni tipo con conseguenti terrificanti sguardi di rimprovero da parte di guardiani e astanti, insomma un vero stress!
Eppure è davvero un peccato rinunciare alla vista di opere interessanti, e questo sia per i genitori che per i figli. In realtà qualche strategia esiste a patto che siate disposti a metterci una certa dose di pazienza e un minimo d’impegno.
Fidatevi, l’esperienza museale vissuta con i nanetti vi arricchirá entrambi, ecco i miei consigli:
Avvicinamento
Prima ancora della visita l’importanza dell’attesa è fondamentale. Nella fase di avvicinamento al luogo della mostra suggerisco di creare un clima da “sabato del villaggio” che solletichi l’aspettativa, stimolando la curiosità. Questo si può ottenere con un pizzico di preparazione da parte vostra su ciò che si sta per andare a vedere, non solo in merito alle singole opere (almeno una che potrebbe interessare al piccolo perchè particolarmente strana/colorata/tridimensionale/interattiva/luminosa ci sarà pure!) ma anche prendendo in considerazione l’edificio stesso dove sono racchiuse le opere stesse. I lunghi corridoi, le colonne di marmo o al contrario la struttura iper-moderna potrebbero diventare a seconda dell’occasione: il castello delle principesse, la casa incantata, l’X-wing, il laboratorio di Doofenshmirtz. Basta attivare la vostra vena creativa!
NO alla storia, SI’ alle storie
Vi prego evitate le spiegazioni erudite! Al bimbo, dai 4 ai 10 anni, non interessa un fico secco di conoscere i dettagli storicizzati di ogni singolo capolavoro. Ben di più invece lo potrebbe appassionare la ricerca di quella o quell’altra opera particolarmente riconoscibile all’interno del museo (a mo’ di caccia al tesoro) o la conta del numero di animali presenti nei dipinti o ancora la narrazione più o meno favolistica di una storiella che includa alcune delle figure presenti nei dipinti e nelle sculture. Successivamente, a casa, potrete intrattenere il pupo facendogli disegnare il resoconto del giretto fatto insieme (e rilassarvi un po’ anche voi!).
Regole e bon ton
Purtroppo non sono molti i posti dove i bambini più piccoli possano essere lasciati liberi di scorrazzare per le varie sale o di toccare gli oggetti esposti.
Date loro delle regole ben precise ma che siano poche, chiare e con un taglio positivo tipo: “Purtroppo non si possono toccare le opere ma se vuoi puoi avvicinarti e sederti davanti per osservarle bene, puoi mettere i piedini vicino vicino al quadro senza oltrepassare la riga bianca”. E ancora: “Ti lascio camminare senza manina perchè sei grande ma prima di passare all’altra sala mi aspetti sulla porta che entriamo insieme”.
Se siete in due ad occuparvi della prole fatevi il turno per poter ammirare in santa pace le opere che vi interessano senza perdere di vista i nanerottoli ma attenzione, non gridare mai all’interno di una sala esposizioni, rischiereste un effetto eco assai deleterio.
Velocità
Non è consigliabile stare all’interno di un museo per più di un’ora con i bambini, specie se particolarmente piccoli, quindi rassegnatevi ad una visita-razzo. Se possibile fate brevi pause facendo sedere i pargoli sugli appositi divanetti spesso presenti nelle salette e attirate la loro attenzione sfruttando eventuali passaggi all’esterno come giardinetti, fontane o verande. Saranno un diversivo perfetto!
Ad ogni modo cercate di proseguire di gran carriera evitando di stazionare troppo a lungo in uno stesso luogo.
A visita conclusa, un bel gelato per tutti! Leggi questi articolo anche su Paper Project: http://paperproject.it/rubriche/bon-ton/al-museo-con-i-bambini-strategie-e-bon-ton-salvamamma/
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2013/09/blogger-image-1698311817.jpg480480Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2013-09-03 16:37:002016-04-01 16:11:10Al museo con i bambini: strategie e bon ton salva-mamma
Settembre è sempre un mese molto ricco di appuntamenti sia per i genitori che per i bambini che si trovano a dover affrontare una serie di novità e cambiamenti delle abitudini consolidate durante il periodo estivo. Che si tratti di una ripresa dell’iter scolastico o dell’inizio di una nuova avventura, i genitori potrebbero cogliere al volo l’occasione di insegnare (o rinfrescare) ai loro pargoletti qualche regola di base che potrebbe aiutarli a vivere meglio i mesi a venire. Nella società in generale, e nella scuola in particolare, esistono alcune norme che dovrebbero essere date come imprescindibili per le personalità in via di definizione come quelle dei piccoli, ma esistono anche accorgimenti più easy che potranno facilitare di molto anche il loro rapporto con i coetanei, vediamone qualcuna:
Abbigliamento – La scuola non è una spiaggia, un campo da tennis o una passerella di alta moda. Si tratta di un ambiente semi-formale dove anche l’aspetto estetico ha un suo ruolo: insegnate ai piccoli a scegliere gli abiti più adatti al contesto lasciandoli però liberi di esprimere la loro personalità e i loro gusti. Se riuscirete ad educarli ad una certa compostezza e ad evitare gli eccessi sarà una conquista (almeno fino all’adolescenza, quando ricominceranno i dolori!)
Puntualità – Arrivare in orario per l’inizio delle lezioni non è solo un dovere, ma anche un segno di attenzione e riguardo verso gli altri. Spiegate ai bambini l’importanza della puntualità e adeguate le tempistiche di sveglia e preparazione mattiniera ai nuovi ritmi cercando di responsabilizzarlo, senza troppe angosce però!
Il saluto – L’approccio verso gli altri è fondamentale. Un saluto allegro ma decoroso come “Buongiorno!” sia ai compagni che alla maestra non pare più molto di moda: peccato perché non soltanto farebbe in modo che il vostro pulcino venga tenuto in gran considerazione, ma aumenterebbe anche la sua autostima nel momento stesso in cui l’espressione venisse copiata anche dagli altri compagni diventando una sorta di tendenza del momento. Il caro vecchio “ciao” è comunque pur sempre molto gradito.
Niente parolacce – Non potrete evitare che il turpiloquio non tocchi mai le labbra dei vostri pargoli, questo potrete immaginarlo da voi, eppure sarà necessario che siate inflessibili sull’argomento per quanto concerne l’ambiente scolastico. Cercate di fare in modo che le parolacce suonino alquanto raccapriccianti e sgradevoli soprattutto se dette da un bambino, anche se qualche compagno ne dovesse far uso. Per far questo potreste portagli come esempio il suo personaggio preferito (un cartone animato, un peluche o una persona) mentre si accinge a proferire parole tutt’altro che educate. A lui farà una pessima impressione e voi potrete rincarare la dose.
Condividere – Capita, a volte che qualche bimbo, per svariate ragioni, si presenti in classe senza merenda oppure che si sia dimenticato la penna, la gomma o il quaderno a casa. Spiegate a vostro figlio l’importanza della condivisione e del mutuo soccorso, raccomandategli di essere sempre disponibile consigliandogli vivamente di non chiudersi in un ostinato egoismo perché potrebbe un giorno toccare in sorte proprio a lui una situazione similare.Infine, ricordate che insegnare ai bambini a suggerire e far copiare i compagni (senza farsi scoprire dalla maestra mi raccomando!) apre alla gentilezza, aguzza l’ingegno e sviluppa il senso di comunanza con gli altri. Che volete di più?
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2012/09/kidsschool.jpg352400Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2012-09-18 20:58:002016-04-01 16:11:12Poche regole per una buona educazione a scuola
L’incipit è dei più classici: “il cane è il miglior amico dell’uomo” o almeno così si dice. E l’uomo è davvero il miglior compagno di vita che un quadrupede peloso possa ambire?
I distinguo in questo caso sono d’obbligo e dopo un’accanita (nel vero senso della parola) discussione sull’argomento nel nostro gruppo facebook tutto dedicato al bon ton e alle buone maniere, finalmente si è riusciti a stilare un decalogo del buon conduttore di cani (perchè a parlar di “padroni” o “proprietari” si corre il rischio d’essere sbranati!), un prontuarietto d’immediato impiego per rendere l’esistenza d’ogni genere di animale più che rilassata!
Ricapitolando dunque quanto emerso, i conduttori di cani dovrebbero:
1) Aver rispetto per l’animale
2) Aver riguardo per chi non ama i cani o li teme per qualche motivo
3) Fornire al dolce quadrupede spazi adeguati alla sua mole
4) Tenere l’animale al guinzaglio (di lunghezza variabile) quando si è in passeggiata, specie in presenza di altre persone
5) Tenere in considerazione le regole base di una civile convivenza cittadina (ad esempio raccogliendo i “tesori” lasciati a terra dagli amici a quattro zampe)
6) Osservare con scrupolo le indicazioni che prescrivono la presenza non gradita di animali all’interno di negozi di alimentari o in altro luogo pubblico
7) Se si è invitati a cena, avvisare il padrone di casa se si intende presentarsi ospiti con l’animale al seguito
8) In occasione di un evento conviviale mantenere il quadrupede lontano dagli invitati o, se questi invece ne gradissero la presenza, precludergli l’accesso a cibi e bevande
9) Insegnare e far rispettare al nostro amico a quattro zampe almeno i comandi di base della conduzione: Fermo, Seduto, A terra.
10) Essere cortesi con i bambini che eventualmente volessero avvicinarsi per accarezzare il cane. Se la cosa disturba suggerire gentilmente ai piccoli di non toccarlo.
https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2011/08/cani_195B15D.jpg320400Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2011-08-24 22:37:002016-04-01 16:11:20Il bon ton dei conduttori di cani
Torni il bon ton, la forma è sostanza. Questo l’imperante esordio di Gillo Dorfles, uno dei più importanti critici d’arte, filosofi e pittori del nostro secolo, che dalle pagine del Corriere della Sera suggerisce come sia davvero ora di tornare alle buone maniere.
L’articolo, qui riportato per facilitarne la lettura a chi fosse sfuggito, suggerisce alcuni spunti di riflessione e letture interessanti, oltre ovviamente a caustiche definizioni sugli odierni costumi.
Una personalissimo ringraziamento vorrei però indirizzarlo a Lina Sotis, istituzionalmente riconosciuta come la maggiore esperta in materia di buone maniere, che qualche giorno fa mi salutò con i modi più dolci e deliziosi come mai avrei pensato…e vidirò che anche in tempi “baciosi” (cit.) come i nostri, il suo cordiale saluto è statato per me solo fonte di gioia. Buona lettura!
Ho già avuto occasione di accennare su queste colonne, allo spinoso problema del rapporto tra modo di essere, di comportarsi – tra «bon ton» e buone maniere – e convivenza dell’uomo d’oggi.
Non solo, ma come, col mutare e scomparire (si spera) delle «classi sociali» avrebbe dovuto scomparire anche la rilevanza attribuita a certi «privilegi classisti» ormai superati. Purtroppo la situazione è tutt’altro che chiara: sopravvivono non solo certi insensati privilegi, legati prevalentemente a ragioni economiche o politiche; ma esistono, con altrettanta energia, le differenze sociali dovute proprio a quella assenza di educazione, a partire dall’infanzia, che finisce per gravare su tutta l’esistenza dell’individuo. Al punto che, se davvero esistesse un «codice comportamentale» istituzionalizzato, forse i rapporti tra gli uomini sarebbero più facili e meno carichi di ostilità o di incomprensioni reciproche.
Il recente volume di Gabriella Turnaturi «Signore e signori d’Italia». Una storia delle buone maniere, Feltrinelli) è una preziosa guida lungo i pericolosi e accidentati sentieri del «bon ton» e del «comme-il-faut isme» e, partendo dall’analisi dei numerosissimi «galatei» che si sono avvicendati in questo campo, ne analizza tutti i peccati e le virtù, seguendo la storia delle «maniere» nel nostro Paese, citando i ben noti interventi di Donna Clara, Donna Letizia, della ineffabile Irene Brin (degli anni Trenta-Quaranta) fino alle gustosissime prese di posizione della «nostra» caustica Lina Sotis.
Certo la cronistoria dei modelli comportamentali è colma di insidie, eppure – anche senza attribuire una assoluta interdipendenza ai rapporti tra socializzazione e «bon ton» – bisogna riconoscere che alcune modalità di «costume» continuano a essere problematiche, discutibili e persino incresciose. Si rifletta soltanto su un esempio banale come quello del baciamano (e intendo quello salottiero; non certo quello indecoroso dato a Gheddafi o quello doveroso al Santo Padre!). E se questa sorta di bacio è ormai quasi naufragato (se non con sottintesa malizia), che dire di quello ormai costantemente diffuso del reciproco baciarsi sulle guance tra uomo e donna senza nessuna implicazione erotica, ma solo per moda o acquiescienza; mentre purtroppo accade che si debba anche sottostare a sgraditi baci tra uomini soprattutto in Paesi slavi; come del resto, si è spesso soffocati da abbracci maschili, testimonianze di purissima amicizia, ma tutt’altro che ben accetti.
Ma il bacio – non amoroso ma sociale – non è che uno dei tanti esempi di «belle» o «brutte» manifestazioni corporee. Che dire (invece) delle strette di mano eccessive, delle pacche sulla schiena del tutto indesiderate? Per non parlare degli aspetti vistosi di collegialità o di parentela.
L’autrice traccia delle partizioni e delle differenziazioni molto gustose e significative tra il comportamento degli italiani nei diversi periodi dell’ultimo secolo; dai tempi ottocenteschi al fascismo, dal primo dopoguerra a oggi. La presenza e la scomparsa di alcuni modi di essere appare così evidente: la presenza delle «signorine» della educazione di una borghesia appena affermata, il trapasso da una civiltà rurale a quella urbana e soprattutto l’alternarsi di ambizione per la correttezza educativa e invece il disprezzo per un perbenismo ormai «superato» (ma non tanto).
Indubbiamente gli eventi politici hanno avuto (e hanno tuttora e avranno in futuro) una rilevanza notevole: basta riflettere a situazioni recenti: «il craxismo – come scrive Carlo Donolo, citato da Gabriella Turnaturi – propone una miscela di libertinismo e di “law and order” che corrisponde bene ai sentimenti e agli interessi della New class: edonismo di massa, primato dei valori del ceto medio. Al saccheggio dei beni pubblici si è accompagnata un’eversione delle buone maniere, dei principi della civile convivenza e delle più elementari forme di urbanità». Una cosa, comunque è certa: se, a partire dall’asilo, si insegnassero ai bambini – a prescindere da ogni inaccettabile settarismo – le più elementari maniere di comportarsi (non solo le «belle» ma anche le «buone» maniere, a cominciare da come soffiarsi il naso, come non impugnare la forchetta come uno spiedo, non mettere i gomiti sulla tavola e via dicendo) le cose andrebbero meglio, per lo meno non porterebbero a quella discrepanza tra le diverse provenienze familiari e sociali. Ossia tra le persone «comme-il-faut» (ossia che conoscono le buone maniere) e la grande maggioranza di coloro che non le conoscono o non le applicano affatto e di cui dobbiamo purtroppo subirci la presenza ubiquitaria.
“L’uomo è un animale sociale” questo il pensiero di molti filosofi: da Seneca ad Hobbes fino a Nietzche.
Senza stare a disturbare le grandi menti pensiamo a quanto sia importante per la socializzazione dei bambini, l’insegnare loro quali siano le buone maniere, spesso dieguali in diverse realtà socioculturali, per una corretta percezione di noi stessi e dell’ambiente che ci circonda, per l’accettazione e la cooperazione tra i singoli finalizzata ad una migliore qualità della vita.
Senza troppe imposizioni però!
Ecco un esempio di gioco “maieutico”, davvero delizioso, ideato a piccole schede illustrate dal celebre fumettista americano Richard Scary, noto per la pubblicazione di numerosi libri per bambini. Ogni vignetta suggerisce un comportamento corretto e ben educato in maniera leggera e divertente. Sul retro è possibile scrivere insieme ai piccoli, una sorta di piccolo diario di quando sia capitato di utilizzare il suddetto comportamento.
La scatolina-gioco esiste in francese ma anche in inglese. Un ottimo modo, in una società multietnica quale la nostra, di accostare i piccoli anche a lingue e culture diverse.
Arriva il grande giorno! Tutto sarà come lo immaginiamo: onirico, favolistico, perfetto. Abbiamo pensato proprio ad ogni minimo dettaglio… o no?
Siamo certe che i bimbi che, con i loro visetti dolci e sorridenti, gentilmente faranno da cornice alla nostra entrata solenne, con buona pace di mamma e papà, siano veramente bene abbigliati? Ed il loro abito sarà confacente al tenore di tutto l’evento così accuratamente preparato?
Per non sbagliare potremmo rivolgerci a chi questo mestiere lo pratica da lungo tempo: un laboratorio artigianale che da 20 anni cuce abitini su misura per piccole, dolci fanciulle e teneri paggetti. Una lavorazione realizzata interamente a mano, con tessuti italiani di primissima qualità: seta, lino, piquet, batista. Ad ogni tela una differente lavorazione ed una cura per la realizzazione su misura che ha veramente pochi rivali in Italia.
Basteranno 5 semplici misure, prese dalla mamma, per poter far realizzare un capo unico, che renderà il bimbo che lo avrà indosso un vero angelo! La consegna è garantita in tutta Italia a 20 giorni dall’ordine.
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https://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2010/09/Fiocchi-retro.jpg300400Giorgia Fantin Borghihttps://www.giorgiafantinborghi.com/wp-content/uploads/2016/02/logo_sm4.pngGiorgia Fantin Borghi2010-09-08 21:23:002016-04-01 16:11:26Damigelle e paggetti: made in Italy su misura!
Finalmente Estate! E in questi torridi giorni di Luglio cosa potrebbe esser meglio di qualche giorno di relax da godersi in spiaggia, riempiendosi possibilmente gli occhi di spledide viste su golfi e golfetti scintillanti del prodigioso riverbero delle acque cristalline (e la nostra bella penisola ne vanta un gran numero) e del verde lussureggiante della flora estiva?
Eppure anche in questi leggiadri attimi di quiete vacanziera è pur sempre possibile trovare un qualche piccolo, grazioso puntiglio di galateo per far sorridere noi ed il nostro vicino di ombrellone.
Ecco qualche piccola regoletta che, divergendo un minimo dai soliti (seppur utilissimi) consigli e moniti ad un minimo di riserbo e cortesia da vicinanza forzata, potrebbero in ogni caso venirci in aiuto nella gestione del nostro soggiorno vacanziero.
1) “Se non puoi dire qualcosa di carino allora è meglio tacere“. Questa una delle frasi che prediligo mutuata dal film Disney “Bambi”. Era il saggio ammonimento che il padre del giovane coniglietto Tamburino ripeteva incessantemente ai suoi pargoli.
La realtà dei fatti è proprio questa. Perchè dire “…però non la vedo molto abbronzata” ad una signora che si crogiola al sole da giorni tentando di recuperare una tintarella decente o almeno una minima parvenza di colorito sano.
Lo stesso si potrebbe dire per i commenti alle forme più o meno procaci di qualche bagnante “…ti riordavo più magra” che, a noi non è dato sapere, magari si contorce trai i morsi della fame da mesi pur di indossare decorosamente il sospirato bikini.
Mentire? No! Tacere e sorvolare se non possiamo prodigarci in complimenti sinceri (mi raccomando!)
2) Newspaper sharing. Ecco l’ultima tendenza del bon ton da piaggia. Una volta che si è terminato di leggere il proprio quotidiano favorito, o il magazine super-gossip perchè no, potremmo tranquillamente offrire la visione al nostro vicino di ombrellone che spesso gira l’occhietto incuriosito torcendo il nasino nel goffo tentativo di sbirciare nelle nostre letture.
In questo modo potremo avere un gran numero di vantaggi ovvero quello di strappare un sorriso anche a chi si è magari appena conosciuto (e l’incontro potrebbe non essere malaccio!) e quello di liberarci di carta ingombrante nel lettino posizionato all’uopo sotto il solleone quando arriverà il nostro momento-tanny.
3)Un occhio alla borsa, ma non intendo la questione in termini finanziari, seppur sia sempre più frequente incontrare in spiaggia capannelli di ometti intenti a discutere se il tal titolo crescerà o scenderà… Intendo invece quella deliziosa cortesia di offrirsi di controllare gli effetti personali dell’abitante dell’ombra laterale alla nostra. Un giro in canoa o un veloce aperitivo al chiosco sembreranno senz’altro più gradevoli senza avere l’assillo delle proprie cose incustodite. E’ ovvio, i vicini dovrenno poi ricambiare la cortesia!
4)Giocattoli mix. Infine insegniamo ai bambini a condividere i propri giocattoli con gli altri. Se non volessimo perderne totalmente la proprietà potremmo convincerli a scrivere il proprio nome con un pennarello indelebile, ma si sa che una partita a biglie organizzata con le attrezzature di tanti per creare trappole, trucchi e difficoltà risulterà una GRANDE gara, per la felicità dei piccoli ma anche dei grandi!