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Auto o buoi fatti i fatti tuoi – Bon ton in auto

Avete mai letto il libro dal titolo “Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano ma chiedere?”  
Beh, se non lo avete ancora fatto allora dovreste, perché lasciando da parte il “politicamente/sessualmente/socialmente corretto” sappiamo tutti che uomini e donne sono fondamentalmente, radicalmente diversi. A volte siamo spinti a pensare che possiedano uguali risorse, attitudini, capacità, la scienza dice che è vero l’esatto contrario. 
Quando si parla di automobile poi, si spalanca una voragine senza fondo da dove è facile sentire gli eco di “gentildonne e gentiluomini” inveire gli uni contro gli altri con improperi dei più spettacolari.
Ad entrambi toccherà capire come ragiona il sesso altrui una volta impugnato il volante, questo non soltanto per risparmiarsi numerosi soldini dal gastroenterologo ma anche per mettersi in pace col mondo.

Le tre-raccomandazioni-tre per le novelle Penelope Pitstop:
Non fare la “limi”
Ecco come gran parte degli uomini chiama la signora irrequieta e ansiosa seduta a fianco del guidatore. “Limi” ovvero “limitatrice”, colei che con un borbottio simile a una pentola di fagioli mette in guardia il compagno da pericoli vari ed eventuali, angosciatissima anche da minimali incrementi di velocità.
Ci sarebbe poi da chiedersi se un uomo con la carogna sulla spalla possa di fatto guidare meglio di uno lasciato nel suo brodo. Sono esperienze differenti. Meglio non esagerare.

Trucco e parrucco con barbatrucco
Inutile tentarci, per una donna l’automobile è un po’ come la borsetta: rappresenta un’estensione di se stessa, un secondo armadio, un secondo ufficio e, in alcuni casi, ha la stessa funzione di una mini beauty-farm dove cercare ogni momento  lecito per una rapida “remise en forme”. Mi sembra ovvio che una donna degna di questo nome sappia perfettamente quando sia il caso di darsi al make-up estremo e quando invece sia consigliabile fare attenzione alla strada. Eppure gli uomini non capiranno mai quanto siano ben utilizzati quei 20 minuti ferme in coda al casello di Melegnano… Donne usate la testa oltre che il mascara!

Parcheggio antistress
Signore, ripetete come un mantra i comandamenti del parcheggio perfetto:
1) Il parcheggio DEVE essere sufficientemente grande
2) Non esistono premi per chi posteggia meglio o più velocemente
3) Se vi mettono fretta o inveiscono contro di voi… cantate!
Le tre-raccomandazioni-tre per gli Schumacher degli anni 2000:
Ingarellamento facile
Capisco che fin dalle elementari i ragazzi godano nello sfruttare il loro lato prettamente competitivo ma vi farei gentilmente notare che gli uomini dall’ingarellamento facile perdono almeno 1000 punti sul taccuino “uomo ideale” della maggior parte delle signore. Vedete voi.
Gesti inconsulti
Non è più tempo di gestacci al volante. Rischiate nell’ordine: un inseguimento all’ultimo chilometro, una bastonata sulla fronte (ahia!), e ultima ma non ultima la radiazione dal libro mastro del bon ton di tutti i tempi (#nonsifa).
Il clacson di Luis Amstrong
Signori, ripetete come un mantra i comandamenti di perfetto uso del clacson:
1) Il clacson è mono-tono quindi NON è adatto alle sinfonie
2) Le schiacciate sul pulsantone in stile pallavolista meglio lasciarle alle sfidone in palestra
3) Ai matrimoni clacson con moderazione. Per la vittoria di campionato la strobazzatina ci sta ma entro le 24.
Un ripasso dalle elementari proprio per (noi) tutti: 
uso della freccia = futuro semplice (girerò) NON gerundio (sto girando).
SCUSI lei potrebbe gentilmente schiodarsi dal mio semaforo???!!! Parbleu!
Leggi il post anche su Paper Project
 Picts: Web Source

Taxi e bon ton

Ognuno nel proprio lavoro, così come nella vita, si comporta con gli altri un po’ come crede. Esiste chi, da vero perfezionista, è attento ai più minuscoli dettagli e chi invece preferisce godersi una certa “libertà creativa” con allegata licenza poetica.
Possibile sollevare la medesima questione quando capita di farsi accompagnare in taxi in luoghi più o meno reconditi della città, sia questa Milano, Roma, Palermo o qualsiasi altra.
Diciamoci la verità chi non preferirebbe montare su di una macchina, anche piccina, purchè pulita e ben tenuta, accolti da un conducente che saluta cortese al nostro arrivo, apre (di sua spontanea voltontà) il bagagliaio aiutandoci con galanteria ad appoggiare sacche e valigie all’interno e, con un sorriso pieno di vitalità, ci domanda quale percorso preferiremmo per giungere a destinazione in considerazione dell’orario e del traffico cittadino? 
Di contro c’è chi sicuramente apprezza la riservatezza e la quiete di un viaggio silenzioso, assolutamente privo di chiacchiere, per immergersi nella concentrazione dei propri pensieri.
Certo una minima cortesia sarebbe il requisito fondamentale per chi decidesse di dedicare la sua vita professionale a questo genere di servizio pubblico: senza concioni politici improvvisati nei 12 euro di trasbordo, senza grida esaltate alla chiamata del familiare (che a volte viene accolta senza auricolare ma con frasette deliziose del tipo “sì, scarico questa e poi arrivo”), senza sbuffi degni di un uragano del Sud America una volta preso coscienza del fatto che si debba accompagnare un anziano gracile e claudicante a pochi metri di distanza.
La triste realtà è che l’utente non può scegliere. 
Non si può rifiutare un’automobile perchè malandata o maleodorante, non è permesso fare appunti sul ritardo nell’arrivo del taxi previsto in 3 minuti e giunto in 5 (con altrettanto esborso maggiorato), non pare lecito chiedere al conducente di attendere trenta secondi per permetterci di infilare la chiave nel portoncino di casa senza rischiare aggressioni alle spalle.
Non che i clienti si dimostrino assai più cortesi a volte, ammettiamolo, ma se bon ton significa andare un po ‘al di là della semplice buona educazione meglio ricordare e ricordarci che mettere il prossimo a proprio agio, in qualsiasi situazione, è forse una delle regole principali del vivere tutti in armonia.
Viviamo una vita bon ton!

Scendere dall’auto con eleganza

Quante volte è capitato di scorgere dalle pagine dei giornali più o meno “pettegoli” qualche fotografia un po’ scabrosa, e alquanto inelegante, della signora di turno fotografata mentre, scendendo dall’auto in maniera sgraziata, mette in mostra ciò che di norma dovrebbe rimanere nascosto.
Capita… e affatto raramente! Ecco dunque cosa prescrive l’etichetta (ed il buon senso) per evitare pessime figure anche se non siamo così VIP da essere “paparazzate” ad ogni piè sospinto. 
Una adeguata preparazione preliminare è senz’altro un’ottima idea: in caso di gonna particolarmente corta meglio far scendere l’orlo di quest’ultima quanto più possibile nell’approssimarsi al “momento topico” ricordando che le minigonne torneranno ben presto alla loro minimale posizione non appena inizieremo il nostro incedere. Per gli abiti particolarmente lunghi il problema potrebbe essere l’opposto, meglio dunque scoprire con eleganza caviglia e piede ed appoggiare saldamente quest’utimo a terra al momento della discesa, facendo bene attenzione a non incastrare alcun lembo di tessuto sotto il vertiginoso tacco che farà senz’altro capolino.
Ricordo ai signori uomini che sarebbe gentile ed educato aprire la portiera alla propria compagna, in ogni caso, sia che questa venga tenuta dal nostro accompagnatore o che siamo noi ad occuparcene meglio ricordarsi di spalancarla letteralmente così da agevolare la nostra discesa.
Regola fondamentale per scendere dalla macchina rimane comunque sempre la stessa: ginocchia serrate, incollate, sigillate. Il metodo migliore per scendere dall’auto è dunque girare bacino e gambe direttamente verso la portiera e, chinandosi leggermente in avanti, darsi una leggera spinta con le mani appoggiate al sedile dell’auto per poter appoggiare entrambi i piedi a terra, contemporaneamente.
In questo modo eviteremo il rischio di inquietanti, quanto imbarazzanti “upskirt” foto scandalose di noi celeberrime… donne “commoner“!