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Ricordare i nomi

Quante volte vi sarà capitato di andare ad una festa, ad un meeting di lavoro, ad un versissage artistico, insomma ad uno di quegli eventi durante i quali vi vengono presentate un gran numero di persone e per quanto voi vogliate fermamente, assolutissimimamente che loro si ricordino di voi siete poi voi stessi a dimenticare istantaneamente i loro nomi. E’ un classico! 
Partendo dalla considerazione che, come diceva Dale Carnegie “per una persona il suo nome è il suono più importante e più dolce in qualsivoglia lingua” vediamo qualche micro trucchetto per tentare (il che mai nuoce!) di farsi spuntare il punto interrogativo sulla fronte nel momento stesso in cui dobbiamo rivolgere anche una sola parolina al personaggio che ci ha snocciolato il suo nome sette secondi prima.
  1. Fare attenzione nel momento stesso in cui la persona si presenta. La concentrazione in questo tipo di situazioni è tutt’altro che stabile. Meglio dunque applicarsi con impegno per qualche minuto, giusto il tempo del classico “giro di presentazioni” piuttosto che stare poi a scervellarsi affannosamente tentando di tornare con la mente al momento della stretta di mano. Ricordate che le rotelline che girano nella mente sono molto più visibili agli altri di quanto si possa pensare!
  2. Ripetere il nome della persona che ci è appena stata introdotta. In questo modo si otterranno più risultati: il nome si fisserà maggiormente nel nostro ricordo e l’interlocutore si sentirà estremamente preso in considerazione. Meglio però cambiare frase di volta in volta, per non essere troppo trivi, del tipo:”Buongiorno Signor Mari” e “Signor Mari finalmente la conosco!” o ancora (se informale)  “Ciao Luigi, è molto che sei qui?” Ripetere spesso il nome dell’altra persona durante la conversazione poi rinforza ulteriormente la nostra memoria, ringalluzzendo il soggetto degno di cotanta attenzione.
  3. Cercate di ricordare un dettaglio legato alla persona. Ognuno di noi ha qualche caratteristica fisica particolare: gli occhi sottili, le sopracciglia arcuate, una bocca carnosa ma si possono ricordare anche svariati buchi nelle orecchie o se l’ospite indossa degli oggetti in maniera particolare: anelli al pollice, bracciali importanti. Associare questo dettaglio al nome della persona potrebbe aiutarci a ricordarlo meglio.
  4. Ripetere il nome a se stessi almeno cinque volte ovviamente a bassa voce o solo mentalmente. Se vi viene presentato un bel gruppetto folto di persone staccatevi un attimo da tutto e cercate di passare in rassegna ogni viso associandolo al nome (difficilisssimo!!).
  5. Scrivere il nome delle persone incontrate prima possibile. Telefonini e vari aggeggi elettronici in questo caso aiutano moltissimo. Se avrete l’accortezza di annotare anche qualche dettaglio in più della persona, tipo che probabilmente preferisce il cappuccino al caffè perché in quel momento ne sta bevendo uno, potrete poi farne buon uso in un’occasione successiva nella quale chiedere al soggetto in questione “Signor Mari per lei un cappuccino vero? Ricordavo che lo preferisse”

Detta così sembra semplice ma ammetto che così non è. 
Citando un grande film posso solo suggerrire di “provare, provare, provare, provare, provare…

L’arte di accettare i complimenti

Ogni tanto capita di ricevere dei complimenti. Sinceri o artefatti che siano richiedo un intervento immediato e ben ponderato, per savaguardare l’autenticità di un apprezzamento genuino e per riuscire a voltare nel giusto verso anche una lusinga poco più che cerimoniosa, a tutto vantaggio della vostra autostima. E per le signore che ne escono con un poco di imbarazzo sappiano che il rossore delle gote è quanto di più delizioso e delicato si possa ricevere in risposta ad un apprezzamento genuino.
Un po’ per tutti (noi) ecco le regole di base per riuscire ad accettare ogni sorta di elogio con un tocco di bon ton:
1) Per prima cosa fate attenzione a ciò che il vostro interlocutore sta dicendo senza far mostra di voltare lo sguardo altrove alla ricerca di chissàchi o chissacchè.
2) Evitate di interrompere chi vi sta esternando il proprio apprezzamento ma lasciate che questo venga snocciolato fino all’ultimo flebile sospiro (di ammirazione ovviamente) o simpatico gridolino di rallegramento.
3) Ringraziate, sempre. Un semplice e perfetto “Grazie davvero, sei molto gentile” sarà più che appropriato. Se poi voleste rinforzare l’apprezzamento per la lode appena ricevuta potrete agganciarvi a quanto appena esternato dal vostro interlocutore senza sminuire in alcun modo il complimento ma trovando un modo per sottolineare quanto sia stato gradevole riceverlo. Ad esempio in caso di: “Mia cara, quest’abito ti dona moltissimo” la risposta sarà: “Oh, grazie mille, sei davvero gentile! Ero molto indecisa se indossarlo stasera o meno”.
4) Se conoscete il nome della persona con la quale state conversando menzionatelo durante la chiacchierata, in risposta al complimento. Egli (o ella) ne sarà oltremodo lieto.
5) Sarà però il caso di non ricambiare il complimento immediatamente. Ovvero, se giunge al vostro indirizzo un “Stai benissimo con questo nuovo taglio di capelli” si eviterà qualcosa del genere “Grazie, anche tu stai benissimo” che nulla dà ad intendere se non una vacuità di risorse in tema di risposte.
6) Cercate nei cassettini della vostra mente una risposta che sia comletamente positiva e chiudete a doppia mandata nella “cassaforte della malalingua” una risposta saccente o un tono negativo. In fondo anche un complimento insincero ha avuto la grande utilità di mettere in moto le rotelline encefaliche di un qualsiasi interlocutore che, per avvicinarsi, ha dovuto quanto meno considerare con avvedutezza (si spera) cosa dirvi…
7) Infine, riflettete su quanto sia gradevole ricevere degli apprezzamenti sinceri e… passate parola. Ovvero cercate di regalare agli altri quel pizzico di vera e autentica attenzione che spesso regala anche a chi la propone, una svolta assai positiva della propria giornata. Perchè sorriso chiama sorriso e la gentilezza è il migliore dei belletti.
A proposito… se siete voi a farli, niente complimenti sul calo ponderale! Non viè nulla di meno bon ton!
                                                                                                                                       Per chiacchierarne insieme…

L’età delle parole… e del galateo.

Un trafiletto di qualche tempo fa, scritto da Cinzia Leone, riportava quanto sto per citare:
“Le parole invecchiano, cambiano strada, si perdono e hanno bisogno di compagne e sostitute.
Zitella è una di queste. Coniugabile anche al maschile, zitella/o, rispetto a celibe/nubile, è una lama più affilata e tagliente e, almeno fino al 1974, è stata un marchio a fuoco: quasi una condanna. …Nasce la parola single. Single non vuol dire solitari: solo conviventi con se medesimi.”
In realtà ad invecchiare non solo le parole ma anche le abitudini, i modi, gli atteggiamenti. 
Non fossilizziamoci su di un galateo retrivo e polveroso ma proiettiamoci verso il futuro perchè le così dette buone maniere non siano solo un comportamento convenzionalmente rimarchevole, una vuota formalità, ma divengano uno stile di vita e di pensiero che tenda a migliorare la socialità nel suo complesso e il singolo nella propria articolata individualità.
L’attenzione e la premura verso gli altri, come verso noi stessi, è, anche nel nostro secolo, alla base del sapersi comportare e, tutto sommato, anche del saper vivere.